SARI e GSM, la società del Grande Fratello è realtà

“Ognuno ha la faccia che ha, ma qualche volta si esagera.”
Totò

Leggendo attentamente gli articoli relativi a fatti di cronaca di questi ultimi tempi, si scopre sempre più spesso che gli inquirenti utilizzano sistemi di indagine basati sulla rete GSM o sul riconoscimento facciale.

Ad esempio, a Brescia, una banda di “topi di appartamento” è stata incastrata grazie all’uso di SARI – Sistema Automatico Ricoscimento Immagini -, in dotazione alle Forze di Polizia ormai da qualche tempo.

Anche per i drammatici incendi avvenuti nel pisano in questi giorni risulterebbe essere state utilizzate tecniche di indagini basate sulla localizzazione GSM e videosorveglianza per identificare un minorenne che, al momento, si trova ai “domiciliari” in attesa della decisione del GIP.

Lasciando da parte l’efficacia di queste nuove tecniche di indagine, concentriamoci sugli aspetti più tecnici per evidenziare, ancora una volta, il livello di sorveglianza massiva in cui ci troviamo.

SARI – Sistema Automatico Riconoscimento Immagini

Partiamo dal sistema SARI, le cui specifiche tecniche sono pubbliche e definite nei capitolati tecnici dei 2 bandi di gara, che hanno per oggetto:

  • SISTEMA SARI ENTERPRISE: per la ricerca di volti a partire da immagini statiche su banche dati di grandi dimensioni (dell’ordine di 10 milioni di immagini). Il risultato della ricerca sarà una lista di volti “simili”al volto ricercato;
  • SISTEMA SARI REAL-TIME: per il riconoscimento in tempo reale di volti presenti in flussi video provenienti da telecamere IP. Il sistema dovrà confrontare i volti presenti nei flussi video con quelli di una watch-list (con una grandezza dell’ordine di 100.000 soggetti) e fornireun alert in caso di match positivo.
Face recognition workflow
(dal capitolato tecnico di gara – bando 1, Polizia di Stato)

Tutte le immagini ed i video saranno acquisiti attraverso telecamere ad alta risoluzione e “dome” (capaci di ruotare) interconnesse tra loro in una rete dati connessa con l’elaboratore centrale. Sempre dal bando di gara, ecco lo schema dell’infrastruttura:

Sistema SARI
(dal capitolato tecnico di gara – bando 2, Polizia di Stato)

Sia chiaro che, almeno sotto il profilo tecnologico, non è niente di sconvolgente: sistemi simili, come ho già raccontato in altri articoli (ad esempio, in Cina il riconoscimento facciale è realtà da anni…), esistono già. E sicuramente rappresentano un efficace deterrente ma anche strumento per la prevenzione e lotta al crimine. Insieme al monitoraggio delle celle telefoniche GSM che, in ogni istante, sono capaci di tracciare i movimenti dei nostri telefoni cellulari (smart e non), diventa davvero complicato per i malviventi poterla fare franca.

La rete cellulare GSM
Da Rete Mobile – Come Funziona, Fastweb

Sempre più controllo

Per tutti noi cittadini comuni, si tratta di una rinuncia sempre più consistente alla nostra privacy individuale. Rinuncia che, sin dal drammatico 11 settembre 2001, è stata accettata in nome della “difesa al terrorismo” per garantire una società sempre più sicura. Ma, anche, uno Stato capace di entrare con sempre più invasività nelle nostre vite private.

Se l’invasività causata dall’uso degli smartphone ha permesso alle multinazionali (Google, Apple, Facebook…) di tracciare dei profili sempre più precisi su ognuno di noi, dai nostri gusti, preferenze sessuali, politiche, alimentari etc etc etc, un sistema di videosorveglianza massiva, con tanto di riconoscimento facciale automatizzato, unito a sistemi già in uso come il Targa System per la lettura e l’analisi delle targe dei veicoli,  la società del Grande Fratello diventa sempre più realtà quotidiana.

“Non ho niente da nascondere”

Alcuni sostengono che “non avendo niente da nascondere, non ho niente da temere“, ignorando le potenziali conseguenze che una sorveglianza così massiccia e pesante può avere sulle nostre vite. Dovrebbe essere sufficiente guardare agli Stati meno democratici del nostro, dove avere opinioni critiche verso il Governo può arrivare a costare il carcere se non addirittura la vita, per avere una risposta capace di smentire questa affermazione.

Guardare anche all’esperienza di Paesi “democratici” come gli USA, dove le proteste di Occupy Wall Street sono state pesantemente monitorate dalle agenzie governative sfruttando le infrastrutture telematiche e di videosorveglianza: chi può garantire che la partecipazione a quelle proteste non abbia, poi, influenzato la vita privata o professionale dei partecipanti ?

La questione, tutt’altro che peregrina, è quando siamo disposti a sacrificare della nostra libertà individuale. O, quantomeno, quali spazi di libertà personale riteniamo inviolabili. Spazi che fanno parte di quei diritti costituzionalmente garantiti, come la libertà di pensiero e di espressione.

Se la riduzione della nostra privacy, ormai “protetta” solamente dalle normative come il GDPR, è accettabile in cambio di una maggiore percezione di sicurezza. Ed anche quali strumenti ci rimangono, come privati e semplici cittadini, per ritagliarsi spazi individuali di libertà, anche telematica.

Queste tematiche stanno prepotentemente tornando alla ribalta, provocate anche da proposte normative come la Direttiva Europea sul Copyright, recentemente dibattuta e poi approvata dal Parlamento Europeo.

La speranza è che la classe politica sappia trovare un giusto equilibrio tra le esigenze di controllo e la necessità di privacy dei cittadini, visto e considerato che con i casi “Cabridge Analytica” e “Russia Gate” la consapevolezza della potente forza persuasiva dei media contemporanei, capaci addirittura di incidere nei processi democratici, è ormai evidente.

Così come è evidente la necessità di conoscere il contesto in cui viviamo, sia reale che virtuale: la Rete è ormai parte integrante delle nostre vite e non possiamo esimerci dal conoscere i potenziali rischi a cui andiamo incontro.

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