Ormai la crisi economica ha scatenato la rabbia di tutti gli onesti cittadini Italiani, stanchi di fare la parte dei soliti “becchi e bastonati” in una italietta di furbi e parassiti. In particolare, dopo gli scandali legati ai costi e privilegi delle strutture politiche italiane (Parlamento, Senato, Palazzo Chigi, Quirinale…), l’attenzione si è spostata sui privilegi di cui gode lo Stato Vaticano e tutte le sue espressioni nel nostro paese. In particolare, è bene ricordarlo, tutte le attivitià commerciali e gli immobili del Vaticano sono esentati dal pagamento dell’ICI (il negozio di souvenir gestito dalle suore non paga l’ICI, a differenza di un medesimo negozio gestito da un normale cittadino italiano). In più sembra che lo Stato Vaticano non paghi le forniture di acqua ed energia elettrica, oltre a tutta una lunga serie di privilegi (a partire dalle antenne di Radio Maria) che non sono mai stati messi in discussione dai tempi del concordato mussoliniano (confermati poi da Bettino Craxi nel 1984).
Il tutto è partito da Facebook, da un gruppo dal titolo provocatorio – “Vaticano pagaci tu la manovra finanziaria“- che in pochissimo giorni ha raggiunto oltre 100.000 aderenti, tra cui il sottoscritto, avendo una importante eco sui media.
I privilegi di cui gode il Vaticano, peraltro, si aggiungono alla già vergognosa ripartizione dei proventi dell’8×1000, in cui vengono conteggiati anche coloro che non decidono di…decidere (consiglio vivamente di destinare l’8×1000 alla Chiesa Valdese).
In totale, secondo una inchiesta del 2007 di Curzio Maltese, pubblicata su Repubblica, si parla di oltre 4 miliardi di € l’anno.
Insomma, in un momento in cui chiedono agli italiani di fare sacrifici, in un paese pesantemente colpito dalla disoccupazione, i privilegi concessi allo Stato Vaticano sono l’ennesimo schiaffo di una classe politica molto affezionata al potere politico delle nere sottane.
Da destra a sinistra, i politici cercano sempre di evitare l’argomento. E se proprio non possono farne a meno, esordiscono con sciocchezze del genere “non sono privilegi, è carità…” oppure, come la margheritona Rosy Bindi, che dichiara esplicitamente: i privilegi della Chiesa non si mettono in discussione !
Sono molti i blog che si interrogano dell’opportunità di mantenere tali privilegi, considerando il principio di laicità sancito nalla Costituzione Italiana:
“il principio di laicità, quale emerge dagli artt. 2, 3, 7, 8, 19 e 20 della Costituzione, implica non indifferenza dello Stato dinanzi alle religioni, ma garanzia dello Stato per la salvaguardia della libertà di religione, in regime di pluralismo confessionale e culturale.”
Personalmente sono convinto che non sia solo doveroso ma che, anzi, debbano essere proprio i cattolici a chiederlo: “date a Cesare quello che è di Cesare”. La posizione di privilegio in cui vive il Vaticano contrasta con i principi predicati dallo stesso clero, offendendo tutti i credenti che vivono la fede con vera convinzione ed umiltà.