Negli USA è scoppiata una vibrante protesta (con tanto di immancabile hashtag #iamperfect) in seguito alla ultima campagna pubblicitaria del noto marchio Victoria’s Secrets, dove si esalta il classico stereotipo di bellezza femminile marchiandolo come “il corpo perfetto“.
Oltre alle classiche, e condivisibili, rivendicazioni delle donne di “essere perfette” anche con qualche imperfezione, in calce al pezzo giornalistico, pubblicato sul Fatto Quotidiano, è stato realizzato un video dove sono stati raccolti decine di esempi italici dove la donna (o il suo corpo) è mercificato a mero oggetto sessuale. Pubblicità ammiccanti, messaggi a doppio senso, “quarti di carne” femminili spiattellati su enormi 6×3 lungo le strade delle nostre città.
Senza voler apparire inutilmente bacchettone, con atteggiamenti intellettualoidi più da radical chic ed ex ’78ini, è evidente che il corpo delle (belle) donne è ancora un forte strumento mediatico trainante per qualsiasi tipo di prodotto (dalla grappa alle mozzarelle…) e ben evidenzia il livello culturale medio del nostro Paese.
Una Italia fondamentalmente bigotta e tradizionalista, ancora legata ai canoni della “donna oggetto”. Lo dice anche l’apostolo Paolo, nella sua lettera ai Corinzi, quando testualmente dice “Voglio però che sappiate che di ogni uomo il capo è Cristo, e capo della donna è l’uomo, e capo di Cristo è Dio.“, ed anche se fortunatamente abbiamo superato i secoli bui dell’oscurantismo cattolico, ancora oggi l’immagine della donna sottoposta all’uomo è presente nel retaggio culturale del Paese.
L’aspetto forse più triste e deludente è che gran parte delle donne accettano ed approvano tale morale, talvolta non comprendendo che la sottomissione anche solamente estetica (la necessità di perseguire canoni estetici, seguire le mode…) è sinonimo di schiavitù.
Con questo, è chiaro, non voglio condannare tutti coloro che semplicemente si prendono cura di loro stessi (non è certo l’abbrutimento fisico la soluzione) ma ritengo che debbano essere le donne, intese come stakeholders sociali, a rivendicare più rispetto per il loro corpo: quale lusinga può mai rappresentare accostare un bel seno rotondo ad una mozzarella ?
“Fatti il Capo” recita lo spot dell’Amaro del Capo, ammiccando all’idea femminile di conquistare il diritto ad una bella vita vicino all’uomo potente, mercificando il sesso, non molto lontana dagli obiettivi di molte giovani. Se a questo aggiungiamo come in Italia non vi sia neanche la normativa, già presente in quasi tutti i paesi EU, sull’educazione sessuale, fortemente contrastata dalle gerarchie ecclesiastiche che vorrebbero relegare l’aspetto sessuale alla procreazione (“non lo faccio per piacere mio ma per dare un figlio a Dio”), ecco che declassare la donna a semplice oggetto è approvato dalla morale clerical-cattolica imperante.
E’ forse questa l’idea di emancipazione ed uguaglianza che tanto viene sbandierata a destra ed a manca, soprattutto dalle donne ?