Oggi 4 ragazzi italiani sono caduti in Afghanistan. La guerra non è un gioco: si muore davvero. Non esistono missioni di pace quando si imbraccia un fucile, un arma. Non esistono guerre giuste.
Mentre annunciavano i nomi dei ragazzi, quasi tutti del Sud, pensavo che vorrei sentire qualche volta un cognome famoso, un figlio di un Ministro, di un Parlamentare, di un Politico.
Speranza vana: la guerra è per i semplici, i poveri, per i ragazzi normali. Carne da macello, ricordata e citata solamente dopo che è morta. Adesso tutti i politici sono commossi, esprimono cordoglio, versano lacrime.
Gli stessi politici che hanno accettato di partecipare a questa missione, così come a tante altre, dove con la parola “pace” si maschera una guerra, fatta anche di vittime. Vittime non solo militari, non solo italiani. Migliaia di vittime civili, bambini e donne innocenti, anziani, a cui nessuno riserverà mai l’onore della citazione nel TG serale.
La guerra è lontana fino a che non se ne occupa la TV. Improvvisamente poi diventa vicina, ci tocca, ci commuove, perlomeno finchè i cronisti ci racconteranno quello che succede laggiù. Poi, tra qualche tempo, tornerà il silenzio, con buona pace dei ragazzi che combattono per qualche migliaio di euro in più al mese.