L’oro nero che uccide una delle zone più belle d’Italia

Proprio due giorni fa è passato un interessante articolo sul Fatto Quotidiano in merito agli scempi ambientali che le multinazionali del petrolio -tra cui l’Eni– stanno compiendo in Val d’Agri, nel centro della Basilicata.

Pozzo petrolifero vicino a Villa d’Agri

Questa notizia mi colpisce perché da 6 anni sono sposato con una ragazza che è nata e cresciuta in quella zona, dove attualmente abitano i miei suoceri e dove trascorro parte delle mie vacanze estive ed invernali ormai da oltre 10 anni. Conosco la bellezza naturale di quella valle, e delle zone circostanti, avendo imparato ad apprezzarne la crudezza selvaggia dei suoi grigi calanchi, delle rocce tufacee e dei nibbi che sorvegliano dal cielo.

Tramonto sul Lago del Pertusillo

Quanti tramonti ho ammirato dalle verdi e placide rive del Lago di Pietra del Pertusillo, ringraziando il fato per aver avuto l’opportunità di conoscere questi luoghi incantati.

La fiamma del Centro Olii di Viggiano

E quando cala il sole, la valle si punteggia delle luci di servizio dei tanti pozzi petroliferi, sparsi un po’ ovunque intorno alla fiamma del Centro Oli di Viggiano che spande, nelle campagne circostanti, quell’acre odore di zolfo che chiunque transita per la SS598 si trova –improvvisamente– a respirare.

Citando direttamente dall’articolo del Fatto Quotidiano:

A Viggiano si lavorano 104.000 barili di petrolio al giorno, poi mandatialla raffineria di Taranto, ci sono 39 pozzi nel circondario della Val D’Agri e, per l’anno 2011, ci sono stati ben 16 milioni di euro versati nelle casse pubbliche dalle varie ditte petrolifere che operano nella zona, Eni per prima con quasi 9 milioni.

Parliamo di tanti soldi, le famigerate “royalties del petrolio”, che per riprendere i dati di un’altro articolo della Gazzetta del Mezzogiorno, sono utilizzate quasi completamente (93%) per ripianare gli enormi costi sanitari della Regione Basilicata. Ironia della sorte, proprio alcuni studi compiuti in Val d’Agri “hanno fatto sapere che i ricoveri per malattie respiratorie dei residenti di quella valle sono anche doppi rispetto alle altre zone della regione.” .

Ma non è certo finita qui ! In Basilicata le royalties sono state recentemente innalzate al 10% (prima erano il 7%), decisamente molto basse rispetto al 40-50% delle quote imposte dai governi di tutto il resto del mondo: estrarre petrolio qui, anche se difficile, conviene !

Per cercare di calmare la protesta crescente, nel 2011 il governo ha emesso un decreto, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 21 febbraio 2011, riguardante il “Riconoscimento delle somme spettanti ad alcune regioni finalizzate a benefici per i residenti nel territorio delle province o dei comuni interessati dalle attivita’ di estrazione in proporzione alle relative produzioni di idrocarburi”, che ha previsto la destinazione del 3% delle royalties, quelle gestite dallo Stato, a favore dei cittadini sotto forma di bonus benzina: si parla di circa 100€ per ogni cittadino in possesso di patente di guida (oltre 319.000 lucani).

Oltre a questo, il Tenente di Polizia Provinciale Di Bello è stato sospeso dal servizio (articolo della Gazzetta del Mezzogiorno) perché ha denunciato l’inquinamento nel Lago del Pertusillo:

«Sapete bene – dice Di Bello – cos’è accaduto in passato, la moria di migliaia di pesci, l’alga rossa il silenzio tombale da parte delle istituzioni locali, quelle stesse istituzioni che continuano a tacere anche dopo altre analisi ed altre conferme. Me lo chiedo perché già due anni fa in occasione dell’alga rossa e della grande moria di pesci comunicata dal sottoscritto con alcuni mesi di anticipo ricevendo come premio la sospensione prima, il trasferimento ad altro ufficio poi. Bene, in quella circostanza la professoressa Patrizia Albertano, esperta di alghe, nell’analizzare la questione dell’invaso del Pertusillo, disse che quello dell’effetto meteo climatico dichiarato dall’ex direttore dell’Arpab Vincenzo Sigillito, era una grande sciocchezza, aggiungendo testuali parole “è inequivocabilmente frutto dell’inquinamento, e che se quell’acqua è destinata anche ad uso potabile è necessario segnalare il tutto all’Istituto Superiore della Sanità. Non farlo è da criminali”».

Qualcuno si chiederà: “ma l’ARPAB non vigilava ?“.

«Nel frattempo – ricorda Di Bello – nel corso di questi due anni sono successe tante cose, non ultima l’inchiesta su Sigillito, sul coordinatore provinciale di Potenza dell’Arpab Bruno Bove e altre 32 persone indagate per disastro ambientale, il tutto perché tenevano in cassaforte dati che evidenziavano l’inquinamento delle acque di falda ad opera di Fenice Edf.

Per concludere e ricapitolare, le compagnie petrolifere sforacchiano ed inquinano una delle zone protette d’Italia (ricordo che siamo nell’area del Parco Nazionale dell’Appennino Lucano) e mentre gli abitanti di queste zone muoiono a causa delle neoplasie causate dall’inquinamento, chi ha avuto il coraggio e la serietà di denunciare viene sospeso dal servizio. Il tutto mentre l’ARPAB sembra non interessato a fare chiarezza e la classe politica lucana, PD in primis, è travolta da uno scandalo giudiziario tra tangenti e appalti truccati (articolo da Il Giornale).

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