Stamani sono incappato in un articolo che parla degli stereotipi di genere visti dagli adolescenti.
Gran parte dell’attenzione è concentrata sul tema delle offese, rilevando come la quasi totalità degli insulti rivolti verso una donna siano relativi alla sua sfera sessuale (“troia“, “puttana“…) mentre le offese rivolte verso un uomo toccano soprattutto la sfera intellettuale (“coglione“, “idiota“…).
Sono convinto che questo comportamento ricalchi la concezione essenzialmente patriarcale sia della famiglia che della società italiana (sono pochissime le donne a ricoprire incarichi di potere, se paragonate agli uomini): un paese con una forte morale cattolica, dovuta a secoli di indottrinamento coatto, non poteva che influenzare pesantemente la società e la condizione stessa delle donne:
«L’uomo non deve coprirsi il capo, poiché egli è immagine e gloria di Dio; la donna invece è gloria dell’uomo. E infatti non l’uomo deriva dalla donna, ma la donna dall’uomo; né l’uomo fu creato per la donna, ma la donna per l’uomo.» – San Paolo, Prima lettera ai Corinzi, XI
Tale concezione è più evidente nelle fasce sociali meno acculturate, presenti nei contesti sociali rurali e nelle zone periferiche delle nostre città, dove sono concentrate soprattutto famiglie di emigrati e meno abbienti. In questi contesti a basso tassi di scolarizzazione, la cultura non riesce a superare i preconcetti e la donna riveste un ruolo di secondo piano, spesso relegata tra casa e famiglia ed impossibilitata ad intraprendere un percorso emancipazione. Sembra essere soprattutto il potere economico all’interno della tradizionale famiglia italiana, che vede l’uomo colui che “porta a casa i soldi”, a provocare la sottomissione della donna, che si vede così “imbrigliata” dal marito.
«Dovere principale della moglie è provvedere al governo della casa in subordinazione al marito. All’uomo spetta l’ultima parola in tutte le questioni economiche e domestiche e la donna deve essere pronta all’obbedienza in tutte le cose: il suo posto è soprattutto in casa. Son da condannare gli sforzi di quelle femministe le cui pretese mirano ad un’ampia uguaglianza fra uomo e donna.» Papa Paolo VI
Insomma, anche le offese ricalcano la concezione della donna nella cultura cattolica, dove il sesso è peccato e la donna ricettacolo ed incarnazione del demonio:
«Quando vedi una donna pensa che sia un demonio, che sia una sorta di inferno.» Papa Pio II
Il fatto che la ricerca abbia interessato adolescenti, particolarmente suscettibili ai preconcetti sociali, è indicativo di come ormai questa concezione sia talmente radicata all’interno della società italiana.
Certo la crisi economica non aiuta, in quanto provoca una tendenziale diminuzione della scolarizzazione e risparmio sulla cultura, in Italia sempre relegata agli ultimi posti (siamo uno dei Paesi dove si legge meno, ad esempio).
Purtroppo la questione è più ampia della semplice offesa: la concezione inferiore della donna è un humus fertile per quell’odioso reato che è la violenza domestica. Si calcola infatti che gran parte delle violenze perpetrate sulle donne, circa l’80%, avvenga tra le mura domestiche per mano del partner.
Ma, del resto, anche la TV propone continuamente messaggi piene di donne-oggetto da desiderare sessualmente, sempre più svestite. Non importa che la donna sia intelligente, capace, professionale: la cosa importante è che lasci il meno possibile all’immaginazione…