Quando la pubblicità si appropria di nuove consuetudini sociali, vuol dire che sono ormai ampiamente diffuse. Prendo l’esempio del nuovo spot della Durex, nota marca di preservativi, che ci mostra numerose coppie intente…a chattare con il cellulare, giocare, guardare la TV !
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Certo, nulla di nuovo: quante volte, magari al ristorante, avete fatto caso che le persone neppure si parlano quasi più, così intente ad interagire con i loro dispositivi multimediali sempre connessi ad Internet. Ma ovviamente questo fenomeno non coinvolge solo gli adulti: anche i bambini manifestano tendenze simili, con buona pace di tanti genitori che così non sentono la necessità di dover coinvolgere il figlio in attività ricreative.
L’argomento è ovviamente troppo complesso per poter essere affrontato in un post sul blog di un informatico. Tuttavia, forse perché sono rimasto affascinato dalla rete molto prima di tanti altri, mi sto rendendo conto di come Internet abbia profondamente cambiato la nostra società, forse più di quanto possiamo immaginare.
Pensiamo, ad esempio, a quanto è cambiata la società con l’avvento dei telefoni cellulari, che ci hanno reso automaticamente tutti sempre reperibili: prima della loro diffusioni, se cercavi qualcuno, chiamavi al telefono fisso. E non vi era ansia se quella persona non rispondeva: semplicemente non era in casa o in ufficio !
Nacquero poi gli smartphone, dovuti alla trasmissione dati sulle reti GSM: prima il semplice WAP, che permetteva giusto la consultazione di qualche semplice pagina web, poi il GPRS, con qualche possibilità in più, poi EDGE, UMTS, HDSPA, HSUPA…sempre più veloce, per soddisfare le esigenze di mobilità dell’utente.
E così, sempre interconnessi l’uno all’altro, impegnati a rispondere agli amici su Whatsup, a condividere foto su Instagram, a raccontare la propria vita sui “social”…ci scopriamo sempre più soli, sempre più aridi di rapporti umani.
E’ di circa un’anno fa una ricerca, pubblicata su Plos One, che dimostra come
Chi usa Facebook più spesso è più infelice e più depresso e meno soddisfatto della propria vita.
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“In superficie, Facebook fornisce una risorsa inestimabile nel soddisfare il bisogno umano di connessione sociale. Ma piuttosto che migliorare il benessere abbiamo trovato che l’uso di Facebook provoca il risultato opposto”, ha spiegato il coordinatore del lavoro, Ethan Kross. Si tratta di un risultato di ”importanza fondamentale”, aggiunge un altro ricercatore, John Jonides, perché dimostra “l’influenza che i social network possono avere sulla vita delle persone”.
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Il risultato dimostra che le persone che dicevano di utilizzare Facebook più spesso si sentivano tristi e infelici. Anzi, maggiore era il numero di ore passate davanti al pc e minore era il livello di soddisfazione della loro vita. Al contrario, i ricercatori hanno dimostrato che le interazioni dirette con altre persone nella “vita reale” hanno portato i partecipanti allo studio a sentirsi meglio nel tempo.
Inoltre fa riflettere che 43,8 milioni di Italiani (il 92% della popolazione) possiede un cellulare, anche se l’indice di penetrazione della telefonia mobile è del 158% (siamo il Paese con più telefoni cellulari in assoluto). Di questi, 17,9 milioni accede alla Rete con il proprio smartphone su 35,5 milioni di utenti Internet globali italiani. Ognuno di essi spende, in media, quasi 2 ore giornaliere sul web ponendoci in coda, come utilizzo, in Europa.
Sempre i dati ci dicono che l’uso maggiore che facciamo di Internet sugli smartphone è, per il 92%, la ricerca di informazioni locali: ristoranti, eventi, strutture… Solamente il 30% ha usato lo smartphone per fare acquisti in rete, mentre l’84% ha comunque effettuato una ricerca di un prodotto (comparazione dei prezzi ?).
Sul tema dei “social” la medaglia d’oro tocca a Facebook, con ben l’83% degli utenti italiani attivi, seguito a distanza da Google+ e Twitter.
[alert style=”grey”] Fonti: Audiweb e Statistiche e trend su internet, social media e mobile per il 2014 in Italia e nel mondo [/alert]
In fondo, è molto più semplice parlare con qualcuno attraverso lo schermo del PC che doverlo guardare negli occhi. Ma se, secondo le ricerche di Albert Mehrabian, professore di psicologia all’UCLA, le parole rappresentano solo il 7% della comunicazione ed il resto è rappresentato dalla comunicazione paraverbale (38%) e dalla comunicazione non verbale (55%), così facendo ci perdiamo gran parte del messaggio: la gestualità, l’espressività… può un emoticon surrogare le emozioni ?
Circa 20 anni fa, quando Internet iniziava faticosamente a prendere piede in Italia, si parlava della rete come un ricettacolo di pericoli, insidie, terroristi e hackers. E chi aveva una connessione alla rete, rigorosamente a 56.6 KBps, era guardato come un “alieno”.
Oggi se qualcuno ci risponde che “non sono su Facebook” o “non ho Internet”, viene guardato come un alieno: c’è stata, nella storia, una rivoluzione culturale più veloce di questa ? E dove ci porterà, come cambierà la nostra società ? Sempre più connessi, sempre più soli ?
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Claudia Mambrini liked this on Facebook.