Visita all’Accademia dei Fisiocritici

Devo ammetterlo: come molti altri senesi, ignoravo quanto fosse bella ed interessante l’esposizione museale presso l’Accademia dei Fisiocritici.

Certo, l’avevo visitata una volta, in occasione di una visita guidata all’Orto Botanico, ma in quell’occasione non ci fecero vedere che una minima parte di quello che c’è (e forse neanche la più interessante): complice la recente chiusura per “mancanza di personale e mezzi economici“, come MoVimento Siena 5 Stelle ci siamo subito attivati ed abbiamo chiesto un appuntamento: gentilissimi, oltre a spiegare bene la loro situazione, ci hanno accompagnato lungo i 3 piani e mezzo del museo e mostrato le loro enormi collezioni.

E’ stata giusto una infarinatura, così per avere un’idea, perché sarebbe stato impossibile osservare per bene le migliaia di animali impagliati, di fossili, minerali, insetti e reperti presenti.

Impossibile anche gustarsi a pieno le bellissime tavole anatomiche del Mascagni, prima opera al mondo di studi anatomici a grandezza naturale, o i fondi antichi comprendenti cinquecentine, litografie, stampe e libri antichi (alcuni addirittura rari se non proprio pezzi unici !).

Giusto un passaggio veloce anche nell’ipogeo etrusco nel sottosuolo, dove sono esposte urne funerarie etrusche e romane, passando poi per l’antica cisterna dell’acqua per terminare con la collezione di semi, foglie e materiale botanico. Nel chiostro, chicca finale, lo scheletro di una balena e nell’aula magna un orologio solare a completamento.

Non stupisce, come ci hanno raccontato, che centinaia di studiosi da tutto il mondo facciano richiesta di poter accedere ai beni conservati, di cui è esposta solo una parte: dove potrebbero trovare un pellicano catturato nel fiume Arbia nei primi dell’800 ? O molari di elefante preistorico rinvenuti nelle campagne senesi ? Ma non solo… basti anche solo pensare alla collezione di acque minerali delle sorgenti della provincia di Siena, raccolte e sigillate in bottiglie di vetro soffiato dove solamente l’etichetta rappresenta un cimelio storico ?

Potrei parlare per ore delle migliaia di cose belle, rare ed interessanti sono conservate in queste stanze, originariamente monastero di una compagnia laica dei Camaldolesi, donato nel 1816 all’Accademia dal granduca Ferdinando III, senza tralasciare il fascino degli arredi e delle teche, delle etichette (alcune veramente antiche) e dei contenitori e piedistalli, gran parte dei quali ancora originali.

Il tutto fruibile gratuitamente (ovviamente donazioni liberali sono ben accette !) durante gli orari di apertura. E se non fosse attualmente chiuso al pubblico, vi inviterei senza indugio a farvi visita. In realtà, se proprio siete interessati, provate a contattare telefonicamente la segreteria (0577 47002) e prenotate una visita…

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