2006 – Mexico

Il 5 Agosto 2006 ci siamo sposati ! È stata una bella festa, iniziata con la cerimonia alle 11 di mattina e terminata alle una di notte, con canti, balli e taaaanto cibo.

Poi, lunedì 7, siamo partiti per il Mexico!

7 Agosto 2006

La partenza, dall’Aeroporto di Roma, alle ore 9:30, con un volo KLM-Alitalia diretto ad Amsterdam. Al Check-In siamo stati informati che il volo era in overbooking e che avrebbero spostato alcuni passeggeri in prima classe.

La tipa dell’Alitalia, molto gentile, ci ha segnalato nella lista dei possibili vincitori dicendoci “facciamo finta che siete in viaggio di nozze…” e noi, all’unisono: “ma noi SIAMO in viaggio di nozze !!!“. Mai avremmo pensato che questa piccola cosa avrebbe segnato gran parte del viaggio !

L’aereo, un Airbus A319, era abbastanza comodo e il volo è passato velocemente (circa 2 ore) in cui ci hanno offerto la colazione. Fortunatamente il cielo era poco nuvoloso e abbiamo potuto ammirare la bellezza delle Alpi, con molte cime innevate e scenari spettacolari. Arrivo alle ore 12 ad Amsterdam.

L’aeroporto di Amsterdam c’ha subito stupito dal silenzio, l’ordine e la tranquillità’ che vi regna: sembra di stare in un museo ! Delle hostess molto gentili indicavano, con un cartello, i vari “gate” a cui andare per le varie destinazioni: il nostro era proprio dall’altra parte dell’aeroporto e partiva alle 13:00, cosi’, a passo svelto e senza troppo indugiare, ci dirigiamo al prossimo aereo, un Boeing 747-400 della KLM, per andare a Città del Mexico, la base di partenza del nostro tour. I controlli al check-in sono rigorosi e un agente mi palpa per controllare che non avessi armi addosso (ho la faccia del delinquente ?). Dopo l’esperienza perquisizione si sale sul gigantesco velivolo: siamo nell’ultimi posti della fila sinistra. Stava per iniziare il Volo da 11:30h ! La cosa sconvolgente è che per tutta la durata era giorno e ciò mi ha impedito, anche solo per 10 minuti, di chiudere occhio: il mio organismo pensava fosse ancora giorno, mica l’ora di andare a dormire!!! Poi strani mancamenti e vertigini mi han fatto capire cos’e’ il jet-lag.

Arrivo alle 17:30 a Citta’ del Messico. Tempo di sgranchirsi le gambe, guardarsi intorno, e via a sbrigare le pratiche doganali e prendere i bagagli. Infatti, appena prima della dogana, ci sono dei moduli da compilare (e fortunatamente ci sono dei ragazzi addetti ad aiutare chi si trova in difficolta’) e da presentare all’agente doganale insieme ai passaporti. L’agente controlla e restituisce una specie di ricevuta che e’ importantissimo conservare pena l’impossibilita’ di uscire dal Mexico (verra’ richiesta e ritirata prima del viaggio di ritorno) ! Il primo problema con cui ci scontriamo e’ la lingua, spagnolo, ed il secondo sono i SOLDI ! Si perche’ il Nuovo Peso non si trova nelle banche europee ed Euro o Dollari devono essere cambiati in loco.

Consiglio vivamente di munirsi di USD (US Dollars, dollari americani) che vengono accettati ovunque come moneta di pagamento diretto: l’euro invece devono essere cambiati obbligatoriamente. Proprio davanti al nastro dei bagagli c’e’ una casa di cambio che offre tassi sconvenienti: NON FATEVI FREGARE DALLA PAURA DI NON POTER CAMBIARE SOLDI E ASPETTATE DI USCIRE ! Infatti circa 40mt dopo ci sono decine di sportelli che offrono tassi decisamente piu’ vantaggiosi !!! Attualmente 1 PESO = 0.09Euro = 0.10 USD, percui potete assumere circa 1 USD = 10 PESO (anche se in realta’ 1 USD = 11 PESO ed 1 EUR = 13/14 PESO).

All’uscita, dopo aver preso i bagagli, attendevamo fiduciosi un tizio/a che ci avrebbe prelevato e portato in albergo. Il problema è che di tizi cosi’ ce ne stavano a decine !!!! Una vera e propria ressa di guide attendeva altrettanti turisti e cosi’, avendo pietà di Carmen che era distrutta dal viaggio (oddio, anche io ero stanchino !), la lascio con le valigie in un angolino tranquillo e vado a cercare il Ns referente. Alla sorpresa iniziale di vedere tutta quella gente al terrore di non riuscire a trovare quello nostro ! Non si trovava ! Nessun cartello con il nostro nome o la nostra agenzia ! Finché uno di questi tipi mi chiede: “chi cerchi ?” e io: “il referente della Aternum/Meca Viajes !” cosi’ lo vedo sparire e torna con una signora, dall’aria simpatica e attiva, che mi chiede chi sono. Io rispondo, un po’ insospettito: “lei chi aspetta ?” così sbircio nella sua lista dei nomi e vedo i nostri. FINALMENTE!!! Le dico chi sono e lei, stupita, risponde: “Vi aspettavo stamattina! L’agenzia mi aveva detto che arrivavate stamani! È stato un puro caso che mi abbiate trovato! Sono venuta in aeroporto per prendere altre persone del Vs gruppo. Io sono Maria, la vostra guida!“. “Ecco, s’inizia bene !” ho pensato, andando a chiamare la moglie che si era addormentata appoggiata alle valigie. Dopo aver atteso, all’aeroporto, circa un’ora (dovevamo aspettare gli altri) Maria ci chiama dei facchini che prendono le valigie e ci avviamo tutti insieme verso l’uscita.

Ci aspettavamo caldo e umido, non il freddo della montagna ! In aeroporto l’aria condizionata e’ traditrice ma nessuno si aspettava che a Citta’ del Mexico erano circa 15 gradi: un freddo tremendo ! Saliamo sul pullman che ci accompagnera’ in albergo, ad alcuni Km dall’aeroporto. Il problema e’ che a Citta del Messico il traffico e’ veramente tentacolare, cosi’ presto ci troviamo imbottigliati tra centinaia di auto cosi’ i pochi Km si trasformano in 2 ore. L’albergo e’ il Royal Hotel Zona Rosa, situato nel centro dell’immensa citta’ ! Veramente bello e lussoso, la nostra camera al 5 piano, con un letto a 3 piazze, aveva la parete esterna in vetro e si godeva di un bellissimo spettacolo sui grattacieli del centro citta’. Una doccia veloce e poi la stanchezza ebbe il sopravvento. Bonanotte !!!

8 Agosto 2006

Dopo una bella dormita nel lettone a 3 piazze, ci svegliamo di buon ora (il ritrovo sulla hall era alle 8 e qualcosa) e scendiamo a fare la nostra prima colazione messicana, che equivale, per gran parte del viaggio, al classico breakfast americano, con frittatine, wurstel, pancetta ed altre schifezze grasse ed unte. Fortunatamente non mancano mai cereali e succhi di frutta mentre i camerieri passano tra i tavoli distribuendo latte, the e caffè americano (per avere un espresso italiano bisogna pagare a parte circa 25-30 pesos). Ci sono anche dei simil-cornetti, che hanno un sapore speziato (cannella o chiodi di garofano ?) ma che sono il cibo più simile alle nostre paste. Dopo colazione tutti nella hall, dove verremo smistati in base al tour che dobbiamo fare. Il nostro, Gran Tour Solo Messico è tra i più numerosi: 46 persone, tra cui diverse coppie, che scopriremo, in viaggio di nozze. La nostra guida, Maria, ci chiama e andiamo verso il pullman, diretti a Teotihuacan. Ci fermeremo, nella mattinata, in Piazza della Costituzione per una breve visita alla cattedrale di Città del Messico. In questo periodo, dopo le elezioni politiche vinte per pochi voti di scarto dalla destra, la sinistra sta’ manifestando con tende e occupazioni in quasi tutto il Messico, chiedendo il riconteggio dei voti. Infatti nella piazza centrale erano presenti le tende dei manifestanti.

Mentre ci dirigevamo verso Teotihuacan, dal finestrino vedevo come la città fosse piena di maggiolini Volkswagen, in particolar modo di taxi bianco/verdi che poi, ha riferito la guida, sono da evitare perché illegali: quelli giusti sono bianchi e rossi, con la targa in metallo e bla bla bla, cosa che ti fa passare la voglia di prendere un taxi!!! Altra cosa molto frequente sono i lustrascarpe: nel corso del ns tour ne vedrò tantissimi ! Siamo poi passati da Piazza Garibaldi, dove un gruppo di mariachi aspettava qualche cliente per suonare (era usanza, una volta, di chiamare i mariachi per fare la serenata alla ragazza. Vista l’inflazione, il cambiamento delle mode e dei costumi, ormai suonano in piazza la sera, anche su richiesta).

La prossima tappa era alla Basilica de Nuestra Senora de Guadalupe, probabilmente la madonna più venerata in Messico. La guida ci ha raccontato che uno degli obbiettivi per i messicani è riuscire, almeno una volta nella vita, a fare un pellegrinaggio qua’. Infatti si sono viste carovane di fedeli arrivare da chissà quali zone remote dello stato !

Dopo la visita alla cattedrale ci siamo diretti a Teotihuacan, uscendo dalla metropoli messicana, per spostarsi di circa 50km. È stata una visione sconvolgente vedere come la periferia della città sia una sorta i bidonville disordinata, con case di lamiera e laterizi arrampicarsi sul crinale dei monti senza alcun ordine: uno scenario sconvolgente ! Questo perché moltissimi contadini e poveri, con la convinzione di trovare lavoro, si sono spostati in massa verso Città del Messico. Una legge dello stato dice che dopo 5 anni che abiti in un terreno e nessuno ti ha mandato via, quel terreno diventa tuo; ecco cosi’ migliaia di case arrangiate, di questi poveri e contadini, su ogni metro quadro di terreno disponibile intorno alla capitale.

Arriviamo a Teotihuacan e non possiamo non rimanere stupiti dalla bellezza del luogo e delle piramidi. In una vallata verde e pianeggiante queste piramidi di pietra si stagliano al cielo, superate solo dai monti di ossidiana che circondano la valle. L’aria è fresca, ma il sole picchia (siamo a 2200 m.s.l.m.). La guida ci racconta, durante la visita, il mistero di questo posto, scoperto dagli Aztechi ma costruito da non si sa’ chi ne’ perche’.

Prima della visita siamo andati a vedere un negozio artigiano di ossidiana, dove un tipo messicano, con poncho e sombrero, ci illustrava la sua mercanzia con fare molto commerciale. Abbiamo assaggiato sia Mexcal che Tequila e sbirciato tra i tappeti, maschere e statuine di ossidiana. Alla fine non abbiamo comprato nulla ! Dopo gli acquisti ci siamo diretti al ristorante, dove abbiamo visto il primo spettacolino messicano con balli e vestiti tipici. Il pranzo, a buffet, c’ha permesso d’iniziare a scoprire un po’ di caratteristiche del cibo messicano: la carne è buona, le verdure un po’ insipide, gli ananas sono buonissimi mentre il pane e’ dolciastro e spesso ripieno di formaggio simile alla Philadelphia. La birra è ottima (“Cerveza, por favor !“). Al ristorante iniziamo a fare conoscenza con gli altri del tour: un sacco di coppie in viaggio di nozze come noi ! CHE BELLO ! Iniziamo a scambiarci le impressioni e le sensazioni… mi ha fatto davvero piacere trovare gente simpatica !

Dopo pranzo andiamo, finalmente a visitare il parco archeologico di Teotihuacan. Prima di entrare, nelle bancarelle, ho anche fatto il primo acquisto: il classico sombrero, per ben 40pesos (contrattati, ovvio !). Il parco era pieno di venditori ambulanti che cercano di vendere a tutti i costi, tanto che arriviamo, per scherzo, a contrattare prezzi assurdi ! Vediamo un po’ di palazzi, con le pietre scolpite e colorate e poi passiamo alle piramidi. Saliamo sulla piramide della Luna e poi su quella del Sole, percorrendo il Viale dei Morti e gustandoci panorami spettacolari.

La sera rientro in albergo, distrutti, dopo diverse ore del traffico tentacolare della città. Carmen mi è crollata sul letto e io sono stato a cena con altri del gruppo al ristorante argentino “Fonda Argentina” dove abbiamo mangiato una buonissima bistecca di carne argentina e speso veramente poco (circa 200pesos a testa).

9 Agosto 2006

Oggi giornata di viaggio: direzione Puebla e poi Oaxaca. Arriviamo, dopo circa 2 ore di viaggio tra i monti, a Puebla, una bellissima città coloniale sede della Volkswagen (per questo tanti maggiolini in giro !). Sulle strade molti camion, diversi dai nostri, stile americano che ricordano moltissimo i film di produzione USA.

Questa citta’ e’ veramente bella e ci stupisce la varieta’ dei palazzi, in stile coloniale, colorati di pittura e maiolica. Ci fermiamo allo zocalo, la piazza centrale della citta’, dove visitiamo subito la Cattedrale. Poi ci incammniamo per le vie del centro e visitiamo la Chiesa di San Domenico, decoratissima, e la Cappella del Rosario, dedicata alla madonna, completamente decorata di oro e stucco: bellissima !

Andiamo poi nel mercatino a fare acquisti e la guida ci parla di alcuni dolcetti tipici di Puebla, fatti con la patata americana ed aromatizzati a vari gusti: una via, di pasticcerie, ne presenta in tutte le forme e colori e non resisto ad assaggiarne almeno uno. Questi dolcetti, che ricordano alla vista le gelee di frutta, sono farinosi come i Marron Glaces ed hanno un sapore indefinibile. Insomma, ok la curiosita’ di assaggiarli, ma chiamarli specialita’
Questa citta’ e’ piena di artisti: per le vie ci sono molti negozi di quadri e sculture e le abitazioni sono coloratissime ! La guida ci ha spiegato che la casa rifletteva lo stato sociale di chi vi abitava: piu’ piani piu’ soldi e se poi hai pure il balcone nell’angolo e’ il non-plus-ultra !!! Il pranzo in un bel ristorante in stile coloniale nel centro, dove abbiamo assaggiato il mole poblano e scoperto che i messicani, come primo piatto, servono sempre zuppa. Ad allietare il pasto un gruppo di suonatori, bravissimi, di cui abbiamo pure acquistato il CD (per 100 pesos).

Dopo pranzo si parte, alla volta di Oaxaca, per la bellezza di 5 ore di viaggio attraverso una recente e moderna autostrada. Guardo le aree rurali del Messico dal finestrino e vedo contadini, sotto il sole, arare la terra con l’aratro trainato da un cavallo o da un bue. Scene di poverta’, che in Italia non vediamo da 50 anni, qua’ sono ordinarie. L’autostrada e’ pressoche’ deserta: solo rari camion e qualche furgoncino. Il cielo e’ nuvoloso, come sempre, e quando arriviamo nella valle di Tehuacan rimaniamo tutti a bocca aperta dal meraviglioso scenario: montagne brulle, con macchia verde, disseminate di cactus altissimi, veri e propri alberi di cactus (i cosiddetti “a candelabro”). E’ incredibile: ovunque guardi, solo cactus di ogni forma e genere, a vista d’occhio ! Maria ci spiega che questo e’ un posto unico al mondo, con piu’ di 3300 specie di piante: un museo della biosfera, protetto dal governo. In queste valli sgorga dal terreno acqua minerale Penafiel, frizzantissima ! Ci fermiamo in una specie di Autogrill e successivamente in una piazziola adibita alle fotografie con i cactus. Notate in che situazione vive questa gente.

Dopo 5 ore di viaggio in pullman, con le due soste idrauliche (cosi’ le chiamava la guida) e tutti noi stremati dal viaggio, arriviamo in vista di Oaxaca, anche questa a circa 2000m di altitudine e circondata da montagne. L’aria e’ fresca e limpida, non come quella inquinata di Citta’ del Mexico, e la cittadina e’ molto carina, tranquilla ed accogliente. Ci dirigiamo all’Hotel Victoria, sul crinale di un monte, da cui ci godiamo il paesaggio sulla vallata. Alcuni scendono in centro ma la maggior parte, distrutta e stanchissima, si acconta di far cena in albergo (la carne era buonissima !!!) e poi un bel sonno.

10 Agosto 2006

La giornata inizia presto, con la visita a Monte Alban, il sito archeologico Zapoteco proprio sopra Oaxaca. Arriviamo presto cosi’ non abbiamo altri turisti a giro (grazie alla guida) e ci gustiamo appieno la bellezza di queste strutture proprio in cima ad un monte. Contrariamente a quanto si possa pensare e’ freddino: le nostre valigie erano preparate ad un clima caldo, mica al freddo di alta montagna ! Indossiamo cosi’ i nostri impermiabili, cercando di non congelare, mentre il sole riscalda lentamente l’aria. Lo spettacolo da quassu’ e’ straordinario: tutto intorno il panorama della valle di Oaxaca ed i monti ancora immersi nelle nuvole mattutine ! Quassu’ veniamo a conoscenza dell’Oro di Monte Alban, una sorta di artigianato di gioielli d’oro forgiati in stile Zapoteco e certificati dal governo. Nel museo del sito, oltre agli originali delle sculture, c’e’ lo shop di questi gioielli: perdeteci 5 minuti che ne vale la pena ! Intanto gia’ i primi venditori ambulanti iniziavano ad assediare la zona: si possono fare alcuni muy barato a patto di riuscire a contrattare bene: chiedete il prezzo e poi offrite la meta’. Se il tipo non scende andatevene: 9 volte su 10 vi fermera’ dicendo: “ok ok…” e l’affare sara’ concluso.

Dopo il centro archeologico andiamo a visitare lo zocalo di Oaxaca dove la guida ci porta alla fabbrica di cioccolato artigianale: uno spettacolo ! In questo negozietto hanno i semi di cacao, nocciole, cannella, noci ed a richiesta del cliente preparano il cioccolato ! i fanno assaggiare alcune tavolette: buonissimo ! A differenza del nostro questo non e’ burroso ma secco e friabile: si scioglie in bocca, lasciando un delizioso gusto di cacao. Non posso che farne una buona scorta e visto il costo l’acquisto e’ davvero un MUST !

In questo laboratorio, nel centro di Oaxaca, oltre a dell’ottimo cioccolato vendono il mole poblato, una salsa particolare fatta con peperoncini (chiles) e cacao. E’ in caraffe di vetro e potete trasportarlo senza problemi. Poi andiamo a visitare la chiesa centrale, anche questa riccamente decorata e con le rappresentazioni dei santi sul soffitto.
Oaxaca e’ veramente molto bella: le case, in stile coloniane e decorate rendono questa cittadina molto accogliente e tranquilla. Indubbiamente una delle piu’ belle citta’ che abbia mai visto ! L’artigianato poi e’ bellissimo: acquistate almeno un tappeto (fatto a mano e con colori naturali) , non fate come me ! Ne vale davvero la pena, anche perche’ i prezzi sono ridicoli. Anche qua’, come nel resto del Mexico, si assiste a scene di poverta’, una realta’ di questo paese. Moltissimi bambini per le strade, scalzi, chiedono l’elemosina con i loro occhi tristi. La guida ci ha raccomandato di non dare nulla: un peso non cambia loro la vita (abituandoli male) ed i dolci gli danneggiano i denti (qua’ la pratica medica non e’ diffusa e spesso, per i mali, si ricorre allo sciamano).

Ricordate che siete ospiti in un paese straniero: chiedete il permesso prima di fotografare le persone e se queste si mostrano infastidite, non fotografate. Non pretendete che tutto si adatti a Voi ma adattatevi Voi all’ambiente che vi circonda. Fate anche attenzione al Vostro atteggiamento con i bambini: il consiglio migliore e’ quello della guida, cioe’ di non dare nulla. Fategli un bel sorriso e ricordate che sono solo bambini !

Dopo la visita al centro di Oaxaca, ci dirigiamo ad un ristorante a buffet, nella direzione di El Tule. Ci stupiamo della qualita’ del cibo e tutti lodiamo il posto visto che si mangia bene (sempre relativamente agli standard messicani). Dopo pranzo nessuno ha voglia di andare a El Tule e a Mitla e cerchiamo di organizzare un colpo di stato per dirottare il pullman verso l’albergo, dove una magnifica piscina riscaldata ci aspetta !!!
Il cambio di programma, purtroppo, fallisce cosi’ il pullman parte in direzione di El Tule. Devo dire che ne vale la pena: l’albero e’ davvero gigantesco, come potete vedere dalle foto ! Le guide, tre bambini, ci mostrano, in coro, le varie figure che l’albero ha creato nel tempo: i delfini, il sedere di cicciolina da giovane, etc etc. Queste guide bambine parlavano in coro: “i delfini…visto ?” e noi “si” e loro “seguiteci per favore !” ad eccezione della fine in cui “il sedere di cicciolina da giovane…visto ?” “siii !” e loro “fine !” e tutti a ridere ! Cosi’ questo divento’ il tormentone del viaggio :-D.

In genere, quando si riceve un servizio si usa dare la mancia. Ad esempio, per i facchini, la mancia e’ di circa 10 pesos (1 USD) a persona o valigia. Stessa cosa per le guide ed autisti (in genere 1 USD al giorno).

Dopo El Tule ci dirigiamo a Mitla, uno dei centri archeologici meglio conservati. Sinceramente siamo tutti un po’ stanchi di questi siti cosi’,abbastanza svogliatamente, sopportiamo la visita. La guida poi ci lascia un’oretta per il mercatino e qui’ le donne si scatenano: i molti banchetti offrono molti tipi di merce, dal classico pacchiano souvenir a questi animaletti di legno tutti colorati, chiamati “sogni”, che a me piacciono da morire. Carmen non ne vuole sapere, non gli piacciono proprio, ma ne prendo comunque uno, un gecho tutto colorato, per 30 pesos. Guardate quanto sono carini ! Il riccio poi mi faceva impazzire…

A Mitla si fanno acquisti: per 50 pesos compro una camicia bianca di cotone, motlo fresca e carina, che usero’ tantissimo durante le visite ai centri archeologici tropicali che verranno dopo. C’erano molte cose carine da acquistare: approfittatenete perche’ i prezzi sono veramente ottimi (contrattare, sempre !). In pullman, durante il ritorno, una ragazza si e’ sentita male ed ha vomitato: scherzando qualcuno disse che era incinta, in realta’ era solo la prima di una lunga serie

Tornati a Oaxaca, ne approfittiamo per andare a fare due passi in centro sfruttando la navetta dell’albergo: in 5 minuti arriviamo allo zocalo e un po’ ci spaventiamo per le barricate erette dai protestanti. La situazione e’ calda ma non preoccupante e cerchiamo di stare tranquilli senza farsi notare: i protestanti stanno di la’ e noi di qua’ :-D.
Ne approfitto per andare ad un supermarket ad acquistare il famoso Oro de Oaxaca, una delle migliori marche di Mezcal di tutto il Mexico, con cusano (verme dell’agave) incluso ! Ne prendo una bottiglia grande per bere, una pachina per ricordo ed una di crema al mango che piace tanto a Carmen, spendendo circa 200 pesos.

Oaxaca e’ una delle citta’ piu’ convenienti per fare acquisti: oltre al Mezcal ci sono bellissimi tappeti e molto altro artigianato. Ad un negozio di abbigliamento Carmen prende una maglia di lana: le nostre valigie erano preparate al caldo torrido non al fresco della montagna ! Attraversiamo un mercato all’aperto, molto comune in Mexico, e l’odori di frutta marcia, cibo fritto e tortillas ci nausea (e ci dara fastidio per tutto il resto del viaggio) cosi’ fuggiamo in altra zona, piu’ tranquilla, dove una ragazza ci ferma pubblicizzandoci un ristorante italiano. Dice che il proprietario e’ davvero italiano cosi’ decidiamo di provare e prendiamo posto in questo locale, dove fanno bella mostra di se confezioni di De Cecco, Olio Bertolli ed altri prodotti italiani. Ho un masso nello stomaco, dal pranzo, cosi’ io e Carmen tentiamo per una pizza margherita piccola: non male anche se troppo farinosa ed il formaggio non e’ sicuramente mozzarella !

Attenzione a dove e cosa mangiate ! Non siamo in Italia e le condizioni igieniche lasciano molto a desiderare. Evitate banchettini per le strade e posti di dubbia igiene. Anche nei ristoranti evitate il ghiaccio e lavatevi spesso le mani con il sapone.
Dopo cena facciamo 4 passi e poi riprendiamo la navetta per tornare in albergo: inizio ad avere uno strano senso di nausea…

11 Agosto 2006

La giornata inizia male: durante la notte diarrea e vomito mi hanno colpito senza pieta’. Ero completamente disidratato ed i conati a vuoto mi stroncavano. La febbre, arrivata a 38.5, mi faceva delirare un po’. La Vendetta di Montezuma mi aveva colpito. Fortunatamente avevamo la mattinata libera: era previsto solo il trasferimento in aereo, nel primo pomeriggio, fino a Tuxtla-Gutierrez, cosi’ ho avuto un po’ di tempo per recuperare, anche se ho passato una giornata d’inferno. Insieme a me, altre 9 persone hanno avuto lo stesso problema (con sintomi piu’ o meno gravi) cosi’ che il pullman sembrava piu’ un’ambulanza che una gita turistica !!! La mattinata libera a Oaxaca, dove avrei dovuto comprare quel-bellissimo-tappeto-blu-per-300-pesos era sfumata 🙁

Nel primo pomeriggio, bianco come un cadavere, salgo sul pullman in direzione aeroporto di Oaxaca. Ho preso almeno 3 tipi diversi di medicinali: se proprio dovete consiglio PeptoBismol od un disinfettante intestinale (non mi assumo alcuna responsabilita’ in merito !), che trovate in ogni farmacia.

Le farmacie messicane sono molto diverse da quelle italiane: i medicinali si posso acquistare tutti senza ricetta e si tratta spesso di generici (hanno il nome del principio attivo, ad es. Nimesulide, Paracetamolo, etc etc). Sempre in farmacia trovate francobolli, acqua e bibite, gelati, fazzolettini, spazzolini da denti e molte altre cose. In alcune di queste si praticano forti sconti, anche del 40-50%: approfittatene !
Prima dell’aeroporto veniamo fermati da una delegazione di insegnanti, anche loro in protesta contro il governo: salgono, parlano con la guida, danno un’occhiata e scendono, lasciandoci passare dal posto di blocco: un po’ di spavento ma nulla di piu’.
All’aereoporto le guardie del check-in ci confiscano tutti i liquidi (bottiglie d’acqua, coca, etc etc) del bagaglio a mano (lasciandoci passare, misteriosamente, il Mezcal) e tutte le batterie “libere” (quelle inserite nelle macchine fotografiche no). Ci fanno uscire sulla pista, a piedi, dove saliamo su un Fokker 100 della Click Mexicana. L’hostess, gentilissima e dietro mia richiesta, mi porta subito un bicchiere d’acqua che riesco a bere senza “rimettere”, facendomi sentire subito meglio. Il volo passa in fretta, circa 40minuti, e a Tuxla-Gutierrez abbiamo il primo assaggio di caldo tropicale.

Arrivati a Tuxtla, il programma prevede una gita in barca nel Canyon del Sumidero, a circa 80km dall’aereoporto. Intanto le mie condizioni di salute migliorano, insieme a tutti l’altri sventurati colpiti da Montezuma. Al molo saliamo tutti su due barche in vetroresina equipaggiate da due fuoribordo da 150cv ciascuno: mi aspettavo una gita tranquilla mica una corsa in motoscafo !!! Ci fanno indossare i giubbini di salvataggio e partiamo lungo il fiume, per circa 36Km. E’ bellissimo ! Il fiume, largo circa 150mt e profondo anche 200mt, ospita una gran varieta’ di piante ed animali, tra cui coccodrilli, aironi, scimmie urlatrici e avvoltoi. Arriviamo fino ad una cascata chiamata “Albero di natale”: non e’ possile descriverne la bellezza ! Andate a vederlo di persona 🙂

Dopo la gita nel canyon ci dirigiamo verso San Cristobal de las Casas e la guida ci avverte di fare moolta attenzione alle foto: GUAI a fotografare le autorita’ ed anche le persone, in genere, non amano essere fotografate. Ci racconto’ alcuni aneddoti, come quella di un giapponese messo in galera per aver fotografato un’autorita’. La guida ci fece notare alcune di queste autorita’: persone vestite in maniera particolare, in genere con cappello o strana divisa. Io, per paura di sbagliare, decisi di tenere la macchina fotografica al chiuso.

Fare le foto e’ veramente un rischio. Ne vale la pena ?
Il pullman ci lascia nello zocalo di San Cristobal ed a piedi raggiungiamo l’albergo, Casa Mexicana: un bell’albergo nel centro della citta’, ricavato da un palazzo coloniale, con una corte interna piena di piante tropicali e delle camere piccole ma decisamente molto carine ! A cena molti optarono per un localino, suggerito da Maria, dove fanno un’ottima rosticciana. Noi eravamo tropo stanchi ed optiamo per il ristorante dell’albergo, dove riusciamo, in 45 minuti (!), ad avere un’insalata di pomodori !!!!

A San Cristobal si sentono spesso scoppi di petardi e mortaletti: e’ normale. La guida ci ha spiegato che servono a tenere svegli i santi. Fate anche attenzione alle strade pavimentate in pietra: sono molto scivolose !

12 Agosto 2006

Oggi sto’ decisamente meglio ! La giornata inizia con una bella colazione e poi, a piedi, a visitare San Cristobal. Si inizia con il mercatino indio e la chiesa di Santo Domingo:

Il complesso conventuale fu innalzato nel 1547. La chiesa, modificata nel XII sec., ha una bella facciata barocca in pietra rosata, scandita in tre ordini da colonne tortili accoppiate e decorate da un rilievo in stucco; sull’ordine superiore, al centro, la statua di San Domenico affiancata da aquile bicefale degli Asburgo.(Da Architettura & viaggi)

Intanto anche qua’ l’odore pungente del cibo fritto e della frutta marcia ci nausea e durante la successiva visita al mercato cittadino siamo costretti a tapparci naso e bocca con un fazzolettino per non vomitare. Prima del mercato rimango stupito da una farmacia che aveva organizzato, nello spazio antistante, una sorta di palco con tanto di DJ che pubblicizzava i farmaci in vendita !

Come potete immaginare, nelle zone rurali del Messico, i medici e le medicine non hanno molta fortuna.
Entriamo nel mercato, immersi in un fiume di autoctoni intenti a fare acquisti di ogni genere: frutta, verdura, galline, uova, carne, dolci, tortillas…di tutto !!! Il mercatino poi e’ organizzato a “strade”: ogni strada ha prodotti diversi ! C’e’ la strada delle candele, la strada dei fagioli, del mais, delle pentole, della verdura…una roba incredibile !!! I vari banchi poi sono tutti ammassati, coperti da incerate e teli di nylon che accumulano e concentrano i vari odori. Fuggiamo in fretta da questo casino e la guida ci porta ad un laoratorio d’ambra gestito da un’italiano. Il tipo inizia a spiegare le varie differenze tra ambra rossa, gialla e blu, le mistificazioni ed i modi per scoprire eventuali falsi (plastica e vetro). La visita e’ interessante ma, sinceramente, l’ambra non ci appassiona piu’ di tanto. Saliamo nuovamente sul pullman per visitare due comunita’ indigene locali: San Juan Chamula e Zinacantan. Nel frattempo Maria ci presenta due ragazze indigene: Rosa e non-mi-ricordo-mai-il-nome, che fanno dei lavoretti artigionali per vivere. Prenotiamo 12 penne ricoperte a mano di fili colorati con il nome, per 12 pesos ciascuna, ed acquistiamo due presine per le pentole che ricordano un galletto. Alcuni acquistano le “scatoline delle preoccupazioni”, delle piccole scatoline gialle di legno con all’interno 7 bamboline stilizzate che rappresentano le preoccupazioni: si regalano ai bambini che, quando hanno un problema, lo confidano a queste bamboline e quando hanno finito il problema non c’e’ piu’ ! A Carmen non piacciono e cosi’ risparmio i 5 pesos necessari 🙂

Le penne decorate sono state un’ottima e poco ingombrante idea regalo !
A Zinacantan ,la guida Maria ci porta da una tessitrice di tappeti e tutti noi ammiriamo la maestria e la bravura con cui vengono realizzati. Acquistiamo un tappetino lungo, divisibile in 3, per 150 pesos. Ce ne sarebbero altri, bellissimi, ma il problema trasporto e peso (in aereo 23Kg a valigia) ci inibisce molti possibili acquisti (e poi non erano belli come quelli di Oaxaca !!!). Anche qua’ la gente non ama essere fotografata e queste tre fanciulle, in abiti tradizionali, si voltano non appena ci vedono con la macchina fotografica in mano !

In queste zone remote, meta di turisti, gli autoctoni sono stanchi di essere considerati attrazioni da circo e sono molto restii a farsi fotografare: chiedete sempre, anche per evitare problemi !
Nella chiesa di San Lorenzo di Zinacantan era appena passata la festa del patrono e l’intera chiesa era riccamente addobbata di frutti, fiori e nastri colorati. Qua’ alcune bambine, in abiti tradizionali con delle stuole blu bellissime, chiedevano di fare foto (a pagamento): difficile resistere ma la guida subito ha sgridato chi stava per accettare.

Ripartiti da Zinacantan, la prossima tappa era San Juan Chamula: qua’, nella piazza centrale, c’e un mercatino tipico (ammetto che ne avevo abbastanza di questi mercatini…) ed una chiesa, apparentemente insignificante. In questa chiesa cristiana, pero’, ci sono gli sciamani che mescolano la religione cristiana con la precolombiana, in un misto di riti stravaganti e complessi, guidati dagli sciamani, tra cui il “rutto” e le “uova” o “galline” per sanare gli ammalati. Anche le candele, qui’ appoggiate a terra (attenzione a non calpestarle !!!!!), hanno un significato: piu’ e’ grossa la candela piu’ importante la richiesta ! Cosi’ si vedono famiglie, guidate dagli sciamani, fornite di giganti bottiglie di bibite gassate, preparare file di candele di ogni forma e colore. Le galline e le uova per sanare il male, in quanto assorbono gli spiriti cattivi. Simile per la Coca Cola: all’inizio questo paese rurale, siccome sono animisti, quando aprirono la bottiglia di coca-cola e sentirono lo “shhhh” del gas, pensarono che era l’anima della bottiglia che fuoriusciva. Stessa cosa per il “rutto” liberatore dopo averla bevuta, cosi’ iniziarono a pensare che queste bibite facessero uscire gli spiriti cattivi percui…RUTTO LIBERO !!!!
Il rito con le uova o gallina funziona pressappoco cosi’: la famiglia della persona malata la accompagna in chiesa, dallo sciamano, portando un sacco di uova e/o una gallina viva. Lo sciamano inizia il rito e fa’ passare le uova sulla malata, per far assorbire il male. Se l’operazione riesce bene, altrimenti si passa la gallina, ben piu’ potente delle uova, ed alla fine del rito le viene tirato il collo e rigorosamente NON MANGIATA. Abbiamo avuto la fortuna di assistere ad un rito con la gallina e la sciamana, ad un centro punto afferra la gallina e…zac!, le tira il collo !

IMPORTANTE: VIETATISSIMO FARE FOTO ! Nascondete le macchine fotografiche nella custodia altrimenti sono guai. Non rischiate perche’ in queste chiese ci sono delle specie di guardiani che vi scrutano anche se non ve ne accorgete.

Rientrati a San Cristobal, io e Carmen andiamo in un supermarket a comprare del pane (oggi non era previsto pranzo al ristorante) e mangiamo due panini (il pane del supermarket e’ sicuro). Rientriamo in albergo per fare un riposino e Carmen inizia a stare poco bene: Montezuma ha colpito, in ritardo, anche lei. Passiamo il pomeriggio in albergo e la sera mangiamo qualcosa al ristorante dell’albergo: la carne di bove e’ davvero ottima ! La giornata e’ finita, andiamo a letto sperando che Carmen si riprenda in fretta…

13 Agosto 2006

Come era prevedibile, Carmen passa gran parte della nottata al bagno. La mattina e’ bianca, come un cencio, e pensare che oggi sono previste diverse ore di pullman la deprime ancora di piu’. Oggi iniziamo a scendere, passando da Agua Azul, verso la penisola dello Yucatan ed il clima tropicale. La strada e’ pessima e Max, l’autista messicano, impiega circa 5 ore per fare poco piu’ di 140Km. Carmen sta’ male e le curve aumentano il malessere, provocando nausea anche a gran parte degli altri, me compreso. La strada passa attraverso i territori occupati dall’EZLN, l’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale. Passiamo in mezzo a paesini con realta’ anacronistiche per l’Europa, luoghi in cui i bambini non hanno scarpe ed i maiali, pelosi, vivono nelle case con i contadini. Iniziamo anche a vedere tanta bella vegetazione tropicale, compreso l’Albero del Pane, che ha delle bellissime foglie enormi e dei frutti simili a meloni !

Arriviamo, dopo 140Km di curve, ad Agua Azul. Tanto rinomata per le cascade, delude moltissimo per tutto cio’ che c’e’ intorno: banchettini ovunque, puzza di frutta marcia e tortillas, tacchini legati agli alberi e persone che fanno il bagno vestite in quell’acqua azzurra (Agua Azul significa, appunto, acqua azzurra). Carmen sta’ ancora poco bene, io ho la nausea, cosi’ facciamo qualche foto e mentre l’altri vanno a fare il bagno, io e mia moglie ce ne andiamo al ristorante a rilassarci un po’.
Al ristorante arrivano due bambine, sempre molto affabili con i turisti, che cercano di venderci banane fritte e limoni. Facciamo 4 chiacchere con loro: hanno 9 e 10 anni, vanno a scuola (e’ obbligatoria) e d’estate fanno le venditrici ambulanti. Sono molto furbe e con quei loro occhioni neri fanno le scarpe al piu’ furbo degli italiani: non compro nulla ma gli regalo una saponetta (ne avevano bisogno :-D) ed un sacchetto di arachidi, rimasto dall’aereo. Accettano felicemente ma insistono per farci acquistare limoni e banane: ma che ci faccio !?!?!?!?

Dopo l’esperienza Agua Azul, dove al ristorante non ho toccato cibo, saliamo nuovamente in pullman per altre 3 ore di strada, in direzione Palenque. La strada e’ sensibilmente migliore ed arriviamo in tarda serata al Mision Palenque, un albergo spettacolare dove sperimentiamo, dietro consiglio di Maria, il Temascal: in mezzo alla foresta, s’inizia con un bagno di vapore, dove si suda da far paura, per circa 15min (io ho resistito forse 5-6 minuti !), seguito da doccia rinfrescante e fanghi di argilla magnetica. Altra doccia per pulirsi e poi nella jacuzzi, a rilassarsi bevendo camomilla. Bellissimo ! La pelle era liscia e pulita e le donne si rimiravano felici e soddisfatte della tonicita’ e idratazione acquisita nelle loro adiposita’ naturali 😀 mentre noi uomini ci rilassavamo nella jacuzzi sognando la birra e la cena 🙂 (prezzo del trattamento: 120 pesos a testa). Cena al buffet dell’albergo, dove il pesce era buono.

Questo e’ l’unico hotel dove ho dovuto pagare la chiave per la cassaforte.

14 Agosto 2006

Oggi visita al primo centro archeologico Maya del tour: Palenque. Questa zona archeologica, immersa nella forestra tropicale, e’ importante perche’ vi e’ stata trovata la famosa maschera di Pakal nell’omonima tomba. Purtroppo non era possibile salire alla tomba di Pakal a causa di lavori di ristrutturazione cosi’ ci siamo dovuti accontentare delle altre piramidi. La guida e’ stata bravissima a raccontarci tutto, dallo stile di vita dei Maya alle spiegazioni delle varie iscrizioni ed edifici. Abbiamo anche visto alcune piante tipiche della foresta tropicale, tra cui la Balsa, usata dagli amanti dell’aeromodellismo. Alla fine della visita della zona archeologica una breve passeggiata nella jungla dove un bellissimo ruscello creava delle meravigliose cascatelle di chiare fresche e dolci acque in cui era proibito bagnarsi (con tanto di guardiano a controllare). In questa zona l’artigianato e’ soprattutto di pelle incisa e colorata con simboli e dipinti Maya. Belli a vedersi ma un po’ difficile trovarne uno spazio adatto in casa ! A pranzo al ristorante Los Leones dove abbiamo mangiato una zuppa buonissima a base di foglie di una-pianta-di-cui-non-ricordo-il-nome.

Chiedere il bis della zuppa costa 10 pesos.

Ancora pullman, per arrivare a Campeche. Durante la strada abbiamo visto il mare (finalmente !) con le sue spiagge dorate e l’acqua azzurra ! Pellicani e gabbiani volavano alla ricerca di pesce mentre le barche dei pescatori ondeggiavano stanche sul mare. Campeche,una cittadina coloniale in riva al mare, bellissima e suggestiva, con tutto cio’ che ci si aspetta da una cittadina spagnola di porto: cannoni, bastioni e le campane. La guida ha fatto fermare Max ad una delle porte principali della citta’ vecchia cosi’ da fare una veloce visita al centro. Suggestiva e pulita, e’ stato un vero dispiacere non potersi fermare un giorno in piu’ ! L’hotel, Del Mar, era a 100m dal centro storico cosi’ ci siamo permessi il lusso di andare a fare cena in un bel ristorante di pesce vicino allo zocalo, ovviamente consigliato da Maria: Marganzo. Abbiamo mangiato bene ed il prezzo, anche se le cifre iniziano a lievitare, era piu’ che accettabile. Poi a letto che l’indomani si riparte verso Merida.

Campeche sembra essere veramente molto bella ! Se potete fate una bella visita a questa cittadina.

15 Agosto 2006

Partenza di buon mattino direzione Merida, con fermata al parco di Uxmal. Sul pullman Maria ci preparava a cio’ che avremmo visto ed agli iguana, cosa che ha fatto esclamare di gusto i maschietti e di ribrezzo le femminucce 😀 ! La guida disse: “di solito al primo iguana perdo il 99% degli ascoltatori…” e cosi’ successe. Tutti a cercare di fare foto a quei tre poveri iguana che erano usciti a prendere il sole. Che simpatici che sono ! Girellano tranquilli, tra le rovine, mangiando erba ed attirando i gridolini, e l’attenzione, dei turisti. Le rovine sono belle e ben conservate: un po’ ovunque troneggia Chaac ed il serpente. Anche il campo per il rito della pelota e’ ben conservato ed ancora si vede il “tondo” di pietra da cui far passare la palla.

Dopo la visita al centro e qualche acquisto ai negozietti locali (imperdibile il Mayasutra :-D), ci permettiamo un bagno nella piscina del ristorante dove pranzeremo. Una rinfrescata ci voleva proprio ! Qua’ non siamo sulle montagne ed il clima e’ decisamente tropicale ! L’atmosfera e’ tranquilla e serena: l’incubo Montezuma e’ definitivamente sparito. Dopo pranzo ci rimettiamo in viaggio per arrivare a Merida, una bella citta’ coloniale e moderna, con un bel municipio (che abbiamo visitato per alcune importanti pitture) ed una bella chiesa non troppo decorata in cui ci sono, sul pavimento, alcuni ossari tra cui alcuni Buendia (Avete letto 100 anni di solitudine ?). L’hotel, l’Holiday Inn, e’ gigantesco e proprio davanti c’e’ un bel centro commerciale: tanti negozietti, anche se la qualita’ e’ molto turistica con prezzi turistici (si comprava meglio a Oaxaca, Puebla e San Cristobal). L’unico acquisto, fatto allo zocalo, e’ stato un bel panama, fatto a mano e di buona qualita’, per 130 pesos. La sera a cena, decisi ad evitare il Mac Donald, io e Carmen optiamo per il Pizza Hut: NON FATELO ! NON FATELO MAI ! NON VI PRENDA LA VOGLIA !!! La pizza (chiamarla pizza e’ quasi un’oltraggio !) e’ una crosta indigesta e formaggiosa, immangiabile. Dopo averla assaggiata abbiamo relegato al cestino quello schifo immondo. Ne approfitto per acquistare, da Oxxo (una catena di supermarket di schifezze aperta 24h su 24h presente in tutto il Mexico), un paio di salsine al Chile Habanero per poco piu’ di 7 pesos ciascuna. La sera me ne sono sceso nella hall dell’hotel per una cerveza Leon, una marca locale di birra molto buona, servita con botanas (non pensate male ! Sono salatini :-D).

Se vi piace la birra dovete assaggiare la Leon !

16 Agosto 2006

Si riparte di buon ora da Merida, per l’ultima giornata del tour. Stasera, a Cancun, alcuni ci lasceranno per raggiungere i villaggi, altri l’indomani se ne tornano in Italia e i restanti, come me e Carmen, verranno portati domani nei rispettivi hotel o villaggi. Intanto pero’ c’e’ l’ultimo sito archeologico, probabilmente il piu’ famoso: Chichen Itza !
Carmen acquista, finalmente, il suo cappello da cow-boy che tanto desiderava ! Ha fatto bene: il sole non perdona, ed anche se sotto il mio panama faccio la sauna, almeno non mi scotto ! Anche qua’ ci sono iguana in giro, ma ormai attirano solo qualche sguardo incuriosito. Le piramidi, alla fine, sono tutte uguali. Ascoltiamo Maria che ci spiega la storia del posto, guardiamo i monumenti, cerchiamo riparo dal sole cocente. La fiacca ha colpito piu’ o meno tutti. Qua’ ammiriamo i teschi scolpiti, il campo di pelota ed il pozzo dei sacrifici, un cenote dove venivamo fatti sacrifici anche umani. Mi son dimenticato di dire che lo Yucatan e’ una penisola carsica, con molti fiumi sotterranei ed un terreno calcareo disseminato di pozzi naturali (cenote) dove spesso scorre acqua nel fondo. Il pozzo dei sacrifici e’ un enorme “buco in terra”, con acqua verde e melmosa sul fondo. Anche qua’ moltissimi venditori ambulanti offrivano ogni genere di souvenir. Ne abbiamo approfittato per aquistare una tartarughina di ossidiana (90 pesos) ed un ciotolino colorato.

Essendo molto piu’ turistico, anche i venditori sono molto piu’ furbi ! Tirate il prezzo ! Se proprio non vogliono scendere meglio andarsene: con buona probabilita’ verrete accontentati all’ultimo secondo !

Prima di pranzo siamo stati a visitare uno di questi cenote dove e’ possibile fare il bagno. Il biglietto costa 60 pesos ma ne vale davvero la pena ! Guardate le foto e, se ci andate, non fate come noi che non avevamo l’asciugamano dietro (e non abbiamo potuto fare il bagno !).

Attenzione all’acqua che e’ alta ! Non si puo’ toccare le liane e se non sapete nuotare bene meglio rinunciare al bagno. A pranzo in un ristorantino la’ vicino, anche questo a buffet, dove abbiamo assistito alle danze locali (notate la bottiglia in equilibrio sulla testa).

Anche i danzatori chiedevano la mancia. Se lo spettacolino vi e’ piaciuto lasciate qualche pesos !

Dopo pranzo si riparte, per una noiosa autostrada in mezzo alla savana tropicale dello Yucatan, in direzione Cancun. Dopo aver salutato chi si separava, ci portano in un mega albergo extralusso: FiestAmericana Condesa. Tanto per rendere l’idea, nella custodia della chiave (magnetica) c’era la mappa dell’hotel ! L’edificio era proprio sulla spiaggia e tra le due torri c’era una piscina enorme circondata da palme, gazebo e sdraio dove rilassarsi. Impossibile non lanciarsi, dopo una romantica passeggiata sulle bianche spiaggie dei Caraibi, in piscina !!

Ok, Cancun non ha nulla del Messico pero’ vale davvero la pena vederla giusto per togliersi lo sfizio !!!

17 Agosto 2006

E cosi’ la fine del tour e’ arrivata. Nella hall dell’albergo salutiamo gli altri in partenza per l’Italia. Ammetto che mi dispiace: sono stati 10 giorni bellissimi, FATICOSI ma bellissimi, dove abbiamo conosciuto tante persone splendide con cui abbiamo condiviso le emozioni (e le fatiche !) del tour !
Adesso aspettiamo il pulmino che ci porta a Playa del Carmen, dove abbiamo una settimana di relax sul Mar dei Caraibi !

La nostra vacanza doveva continuare all’Hotel Hacienda Maria Bonita a Playa del Carmen. Nel catalogo dell’agenzia era un 3 stelle, descritto come “ambiente intimo, familiare e rilassante”. Decidemmo, all’epoca della prenotazione, di fare una settimana di mare alloggiando li’, senza troppe pretese. Arrivati all’hacienda l’ambiente non era proprio quello che ci aspettavamo.

Chiamo immediatamente il Ns referente e chiedo di poter essere trasferito in altra struttura cosi’ l’indomani prendiamo un taxi e ci trasferiamo al villaggio Viva Windham Resort Maya (comunemente chiamato “Viva Maya”), tutta un’altra cosa, sicuramente molto piu’ adatta ad un viaggio di nozze !

18-25 Agosto 2006

Le giornate a Playa del Carmen trascorrono lente e sonnacchiose, dedicate al piu’ assoluto relax ! Unica gita all’Isla Mujeres con il trimarano. Al villaggio eravamo quasi sempre in piscina o in spiaggia, a godersi il mare. Il clima, caldo ed umido, dopo un po’ diventa abituale e spesso e’ capitato che al mattino fosse bel tempo e si rannuvolasse nel pomeriggio, con qualche goccia di pioggia che rendeva ancora piu’ afosa l’aria.
Playa del Carmen non e’ Messico, o meglio, non e’ il vero Messico rurale che abbiamo visto nel nostro tour. Il Quintana Roo e’ da anni una famosa regione turistica e si e’ adattata di conseguenza. Playa del Carmen e’, oltretutto, una delle mete preferite dagli italiani e si vede. Italiani ovunque, ristoranti italiani, cartelli in italiano, commercianti che ti chiamano “Italiano ? Italiano: paparazzi, campioni del mondo, pizza !”.
I prezzi qua’ sono come in Italia: fare acquisti proprio non conviene, se non per liberarsi degli ultimi pesos. Oltretutto e’ difficie trovare roba carina: al massimo qualche tappeto e maglietta (della birra Corona !).

Spostarsi in taxi e’ comodo e conveniente. Ricordarsi di chiedere e contrattare subito il prezzo, prima di iniziare la corsa. Per fare acquisti vari conviene andare ai centri commerciali, tra cui il nuovo Centro Maya, il Cedraui ed il Mega. Al Centro Maya, sulla carretera per Tulum potete far sviluppare le Vostre foto in tempi rapidi ed a prezzi molto molto convenienti.

25 Agosto 2006

Il ritorno, amato ed odiato, e’ iniziato con il trasferimento dal villaggio all’aereoporto di Cancun alle ore 9:00 del mattino. Dopo aver fatto l’ultima colazione nel villaggio, una lavatina e controllato le ultime cose, un monovolume e’ passato a prenderci per portarci all’aereoporto. La prima tappa del viaggio di ritorno, Cancun-Citta’ del Mexico, e’ stata abbastanza rapida: un Airbus 320 della Mexicana ha impiegato poco piu’ di 2 ore. A Citta’ del Mexico dovevamo attendere 5 ore per il Boeing 747 della KLM che ci avrebbe riportato in Europa. Abbiamo subito fatto il check-in dei bagagli, cosi’ da liberarci delle due immense valigie e poi ne abbiamo approfittato per girare l’aeroporto: ci sono tanti negozietti ma nulla che vale la pena di comprare !

Attenzione ai ladruncoli: tenete sempre con voi il bagaglio !

La prossima tratta, Citta del Mexico-Amsterdam, e’ di 10 ore e mezzo di volo. Le poltroncine sono strettissime e faccio fatica a trovare una posizione pr riposare un po’. Fortunatamente riesco ad addormentarmi ed il volo passa velocemente.
Arriviamo ad Amsterdam alle 13:30 locali. L’aereo viene fatto attendere in pista, una buona mezz’ora, per un gate libero: “che palle ! fatemi scendere !!!”.
Ad Amsterdam dobbiamo attendere 4 ore per l’aereo diretto a Roma. L’aeroporto e’ davvero molto carino e pulito ed i negozietti molto interessanti, anche se sono tutti uguali. I bagni sono pulitissimi: come quello di casa ! Acquistiamo un profumo ed una bottiglia di liquore al duty free e ci sediamo in attesa del check-in. L’atmosfera e’ silenziosa e rilassante: l’attesa passa in fretta !

Ultima tappa, con un Boeing 737 sempre della KLM, diretti a Roma. Il volo e’ poco piu’ di due ore che passano lente leente. Arriviamo a Roma e subito notiamo la differenza con Amsterdam: l’aeroporto di Roma e’ uno schifo ! Anche al nastro trasportatore per i bagagli ci stupiamo di come fosse piu’ efficente quello di Citta’ del Mexico: i bagagli a Roma vengono trattati malissimo !
Ormai e’ finita. Bella vacanza !

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