Un’altra bella, calda, ventosa giornata di sole. Dopo l’ormai tradizionale passeggiata mattutina per andare a prendere l’espresso con vista sulle Dunas de Maspalomas, ci rilassiamo a prendere un po’ di sole nella piccola ma confortevole piscina del residence.
Dopo pranzo, decidiamo di avventurarci nell’interno fino alle due rocce indicate nella mappa di Gran Canaria, che attirano la nostra curiosità sin dal primo giorno. Prendiamo così la GC-60 direzione San Bartolomè di Tirajana che si addentra tra le rosse ed impressionanti montagne rocciose dell’interno, abitate da cactus e piante succulente, con qualche palma qua e là a spezzare la straordinaria precisione del paesaggio.
La prima sosta è alla Degollada de las Yeguas, da dove una terrazza di cemento consente la vista sulla magnifica vallata sottostante ed anche una idea della strada stretta e tutta curve che ci aspetta. La seconda sosta a Fataga, piccolo paesello bianco incastonato nella conca tra due enormi speroni di roccia rossa puntellata del verde della poca vegetazione che vi resiste. Fataga è molto carino e pittoresco, citato anche sulle guide come luogo “tipico” di Gran Canaria: niente di entusiasmante, essendo giusto una manciata di case con l’immancabile iglesia, due ristoranti per turisti, un bar ed un market. Vale comunque la sosta, anche solo per prendere fiato e proseguire l’avventura lungo la strada che si inerpica su per le montagne fino a raggiungere la quota degli oltre 980 mt di San Bartolomé de Tirajana, capoluogo della provincia.
Arrivati quasi in prossimità dell’abitato, la vegetazione intorno a noi cambia per diventare una bella pineta con un sottobosco praticamente assente, che fa assomigliare i pini a tanti alberelli di plastica come se ne usano per i plastici dei “trenini”.
E non è forse neanche un caso che questo borgo, San Bartolomè, sia a malapena citato sulla mappa: nessuna particolare attrattiva, se non di essere lungo la strada che porta al Roque Nublo ed al Roque Bentayga, i due monoliti simbolo dell’isola. Così, dopo una veloce passeggiata per le stradine e la visita all’iglesia, particolarmente affollata di statue lignee di santi e madonne varie, continuiamo la GC-60 per arrivare alle due Roques.
Arrivati dopo circa 10 km al passo della Cruz Grande, davanti a noi si spalanca un’altra immensa vallata bagnata dal sole che si avvia al tramonto, in un tripudio di luce e colore dal fascino incredibile. I monti, nudi e rossi, svettano come titani di fuoco nell’azzurro del cielo ed il verde acceso delle aloe e delle palme brillano come verdi rubini adagiati ai loro piedi: bellissimo. Come bellissimi i contorni ornati di pini dei monti tutto attorno, che nella luce bassa del sole disegnano silhouettes meravigliose.
Arriviamo al piccolo ed ameno borgo di Ayacata, che superiamo proseguendo verso Tejeda e dove torneremo poco dopo per svoltare lungo la GC-605 ed attraversare uno dei paesaggi più belli che abbia mai visto. Ma ci torneremo dopo, dopo aver superato anche il Roque Nublo ed essersi affacciati nella vallata di Tejeda da dove ammirare il Roque Bentayga.
Consultata la mappa, considerando anche l’approssimarsi del tramonto, decidiamo di tornare indietro e di prendere, a Ayacata, la GC- che ci porterà direttamente a Mogàn, dove con l’autostrada sarà velocissimo tornare a Maspalomas.
La strada scende velocemente lungo il crinale della montagna, in mezzo a questo paesaggio surreale fatto di pini e roccia rossa. Arrivati in un luogo chiamato Croce di Sant’Antonio, un lago artificiale (con tanto di diga) con area camping libera spezza la monotonia del panorama. La strada diventa sempre più stretta e sembra destreggiarsi con abilità tra pini e rocce, stringendosi ed allargandosi secondo necessità, per scendere poi improvvisamente nella vallata dove, in lontananza, si scorge l’abitato di Mogàn: questi saranno i 10 km più tragici di tutta la vacanza, con una strada che si annoda in mille curve e tornanti tra rocce e strapiombi impressionanti. Anche io, che guidavo e non soffro di mal d’auto, ammetto di aver avuto una certa spiacevole sensazione di nausea.
Sia chiaro, la bellezza del paesaggio val bene il sacrificio ma non è affatto una strada da suggerire a chi è debole di stomaco !
Finalmente, dopo Mogàn, entriamo nella veloce autostrada che percorre tutta la costa est e sud dell’isola, per arrivare velocemente in vista di Maspalomas. Qui decidiamo di fare un giro al centro commerciale El Tablero, dove ci intratteniamo con una simpatica commessa italiana (di Viareggio !) che, da me sollecitata, ci indica un posto casereccio ed economico dove gustare ottimi piatti tipici a base di pesce freschissimo: El Boja, in località El Pajar, a 2 km da Arguineguin.
Il posto si riconosce peraltro molto bene: è proprio accanto all’enorme fabbrica di cemento proprio sul mare, vicino ad Arguineguin, e la cucina è ottima. Il posto, sia chiaro, decisamente alla buona e senza alcuna pretesa: tavolini da giardino con sedie di plastica, il menù stampato nella tovaglietta e panini in buste confezionate. Ma il pesce e la paella, fatemelo dire, tra i più buoni che abbia mai assaggiato ! E la spesa…beh, all’arrivo dello scontrino mi sono commosso. E non mi era mai successo.
- Giorno 1 – Da Pisa a Maspalomas
- Giorno 2 – Esplorando i dintorni
- Giorno 3 – Moran
- Giorno 4 – Periplo dell’Isola
- Giorno 5 – Vecindario, Arinaga e Agumes
- Giorno 6 – Roque Nublo e Roque Bentayga
- Giorno 7 – Playa Amadores
- Considerazioni finali