2024 – Provenza in camper

Una vacanza nata un po’ per caso e per curiosità, senza programmazione e con tanto spirito d’avventura. Obiettivo: vedere i “famosi” campi di lavanda della Provenza, regione del sud della Francia, in Camper.

Siamo a metà Giugno, con 15 giorni di ferie. Prepariamo il camper per affrontare una vacanza itinerante di due settimane in Provenza, tra i campi di lavanda, maestose montagne e straordinarie gole dove i fiumi scorrono impetuosi. Non organizziamo le tappe, decidendo di andare all’avventura e scoprendo, giorno per giorno, nuovi posti.

Giorno 1 – da Siena a Cuneo, passando per Torino

Iniziamo da Torino, la prima destinazione del giorno di partenza, che poi –dopo una veloce visita alla città– diventerà Cuneo, scegliendo il Colle della Maddalena come valico per attraversare la frontiera italo-francese. Era da tanto che volevo portare mia moglie e mio figlio a Torino, che reputo una città dal fascino particolare. Ma che, come tutte le grandi città italiane, è caotica e abbastanza affogata nel traffico. Tuttavia riusciamo a lasciare il camper in periferia, zona Moncalieri, e prendere la metro per raggiungere Porta Nuova, da dove visitare il centro. Col senno del poi, mi pentirò di non aver preso neanche un gelato (di cui sono ghiotto!) perché in tutta sincerità non immaginavo che in Provenza un cono gelato con due palline, dalla dubbia bontà, partisse dai 5€. Al ritorno al camper, la difficoltà nel trovare una area di sosta per la notte tranquilla (le varie recensioni narrano di rumore, furti e danneggiamenti) decidiamo di proseguire sul percorso e di arrivare a Cuneo, una tranquilla cittadina a poche decine di km dal confine.

Giorno 2 – da Cuneo a Gap

Dopo la prima notte in una area di sosta adiacente al centro storico di Cuneo, proseguiamo lungo la SS21, attraverso Borgo San Dalmazio, direzione Colle della Maddalena. Mentre risaliamo la Valle dello Stura, il fiume che ci accompagna sulla sinistra, attraversiamo piccoli borghi e paesi tipici dei paesaggi alpini. Lo scenario diventa, via via che saliamo, sempre più montano, con panorami mozzafiato dove verdi vallate, con gli immancabili campanili dal tetto aguzzo, si incastonano tra alte creste di roccia grigia.

Piccola sosta a Vinadio, dove c’è il maestoso omonimo Forte, per ammirare il panorama e gustarsi l’aria frizzante di montagna (e dove, complice una bancarella di libri, acquistiamo qualche libro per i momenti di relax!).

Da qui la strada sale più velocemente verso i 1996 m.s.l.m. del Passo della Maddalena, da dove entreremo in territorio francese. II prati sembrano usciti da una tela di Monet, dalla bellezza e varietà di fiori e relative sfumature. È davvero bellissimo, così come non si può restare indifferenti davanti alla Cascata dell’Argentera, che si mostra in tutto il suo splendore sulla destra qualche km prima del passo.

Il Passo della Maddalena non è niente di speciale. Semplicemente, dopo tanta salita inizia la discesa. Sul Passo immancabile Rifugio e negozietto di liquori, che però non attraggono minimamente la nostra attenzione. Proseguiamo quindi in territorio francese, verso Barcellonette, un ridente borgo di circa 2000 anime lungo la strada che porta al Lac de Serre-Ponçon, un meraviglioso lago artificiale a forma di “L” incastonato in una rigogliosa valle tra le Alpi dell’Alta Provenza.

Proseguiamo quindi lungo la valle dell’Ubaye, il fiume che si butta nel lago, arrivando dopo pochi km alla lingua a sud-est dello stesso. Con un po’ di titubanza, decidiamo di svoltare verso destra, lungo la lungolago direzione Savines-de-Lac, dove un lungo ponte porta sull’altra riva. La strada scende verso le rive per proseguire, poi, salendo sulla scogliera dove c’è il fiorito paesello di Le Sauze-de-Lac, con un bellissimo panorama sulla valle.

Scendiamo, verso Savines-de-Lac, attraversando il ponte e puntando verso Gap, dove passare la serata e relativa nottata.

Arriviamo a Gap in tarda serata. È domenica e, come prevedibile, è tutto chiuso. Il centro storico è molto carino e tranquillo, così rimaniamo a dormire in una area di sosta vicina al centro per farci una ulteriore visita l’indomani mattina.

Giorno 3 – Da Gap a Castellane

Sveglia di buon ora e visita al centro di Gap. Pensavamo che lunedì fosse più vivo ma, a quanto pare, anche oggi molti negozi restano chiusi. Tuttavia alcune boulangerie sono aperte quindi ne approfittiamo per la nostra prima baguette, da sgranocchiare mentre passeggiamo per le viuzze del centro storico.

La visita è veloce, un paio d’ore, e poi proseguiamo verso sud, diretti verso il Verdon. La prossima tappa è Digne-les-Bains, attraverso la bellissima strada D900c, direzione Seyne Les Alpes. Parliamo di una strada, almeno nei primi km, abbastanza stretta e difficile da percorrere. Tuttavia i panorami che ci regala sono incredibili, dentro il canyon roccioso delle Gorges de la Blanche.

Arriviamo a Digne-les-Bains nel primo pomeriggio, dopo un pranzetto sulle rive del fiume Bléone, a La Javie.

Digne-les-Bains, lo dico subito, non ci è piaciuta molto. Secondo le guide c’è un negozio di lavanda e relativo museo, che decidiamo di non visitare perché spiegano solo in francese. Il negozio, niente di che e piuttosto turistico, ha i soliti prodotti cosmetici a base di lavanda e altri profumi. Il centro storico, praticamente inesistente, non ci è parso particolarmente bello né degno di nota. Tuttavia, se avete voglia di rinfrescarvi, potete fare una sosta al Plan d’Eau des Ferréols, più o meno un km fuori dal centro.

Da qui, dopo una doverosa sosta di carico e scarico comunale (Aire Camping Car), ripartiamo alla volta di Castellane, lungo la D4085, dove arriviamo in tarda serata. L’area camper, sia comunale con servizi (9€ al giorno) che, dall’altra parte del fiume, gratuita, sono adiacenti al centro del piccolo abitato medievale, dominato dalla chiesa di Notre Dame de la Roc sulla cima della montagna (dove saliremo domani).

Giorno 4 – da Castellane alle Gole del Verdon

Una piacevole nottata al dolce suono dell’acqua del fiume Verdon, quando il campanile suona otto rintocchi. È ora di prepararsi per salire sulla roccia che sovrasta Castellane, fino alla statua di Notre Dame de la Roc. Il sentiero, circa 1 km e mezzo per 45 minuti di cammino, inizia dalla piazza centrale, a sinistra della Chiesa, per inerpicarsi lungo la ripida montagna. Consiglio scarpe da trekking, poiché è molto sassoso, a tratti impervio, ma i panorami che regala la salita alla vetta sono di impagabile bellezza. Arrivati sulla sommità, la vista si perde sulla vallata del Verdon a 360 gradi.

Da qui, oltre a una veloce visita ai resti dell’antico villaggio di Castellane, torniamo giù in Paese per proseguire la nostra avventura: a pochi km, infatti, c’è un museo delle auto Citroen, una collezione privata di oltre 120 veicoli del marchio automobilistico francese, in perfette condizioni (tra cui una DS tra le prime a essere prodotta, la n. 34). L’ingresso costa 8€ gli adulti e 4€ i bambini ed è aperto dalle 14:00 alle 18:00. Vale sicuramente la pena.

Dopo la visita al museo, proseguiamo per le Gole del Verdon, lungo la D952 direzione La Palud-sur-Verdon. La strada è piuttosto stretta e, in stagione turistica, anche abbastanza trafficata. Dopo svariati km di strada, dove non sono mancati momenti di trilling dovuti alle rocce ai lati della carreggiata, arriviamo al Point Sublime, punto di accesso al percorso trekking lungo le Gole. Punto particolarmente turistico, ci siamo fatti ingannare –come molti altri– dall’unico parcheggio (ovviamente a pagamento) dove potersi fermare. Un parcheggio i cui prezzi non sono evidenti, esposti solo sulla macchinetta quando ci si trova a dover pagare, con amarissima sorpresa: due ragazzi davanti a noi hanno sostato poco più di 5 ore e pagato la bellezza di 30€!

A poco più di 1 km di strada, però, avvicinandosi al punto di inizio del sentiero Blanc-Martel, che corre lungo la gola, c’è l’area di sosta Parking Samson. Qui la sosta, forse complice il non essere in alta stagione, è gratuita e con molti spiazzi all’ombra. Punto ideale dove sostare –e dormire– per partire con i trekking lungo le gole, immersi nella natura e nel silenzio (attenzione: non ci sono servizi, se non un bagno chimico non proprio in ottime condizioni).

Da questa area di sosta, camminando più o meno 800mt, si arriva all’inizio del sentiero, a Le Baou. In realtà sarebbe “la fine”, perché il sentiero inizia dalla parte opposta e questo sarebbe l’arrivo. Tuttavia nessuno impedisce di percorrerlo anche in questo senso. Qui ci sono due tunnel scavati nella roccia, per complessivi 7-800 mt di percorso, per i quali è necessario avere una torcia. Io ne ho una frontale a batterie con cui mi son trovato benissimo).

Giorno 5 – Sentiero di Blanc-Martel nelle Gole del Verdon

Come previsto, oggi ci avventuriamo lungo il sentiero di Blanc-Martel, nel cuore delle Gole del Verdon. Questo sentiero, della lunghezza complessiva di circa 16km, scorre accanto al fiume tra le pareti rocciose della gola, con scenari molto belli e particolari. È una zona molto frequentata anche da arrampicatori, come testimoniano i molti chiodi sulle pareti rocciose, oltre che altri sport come rafting e acqua-trekking (di cui ho scoperto l’esistenza solo oggi), che consiste essenzialmente nel percorrere la gola da dentro il fiume, camminando e nuotando (ovviamente con muta termica e relativa attrezzatura).

Zaino in spalla, con una buona scorta d’acqua e qualcosa da mangiare, ci incamminiamo lungo il sentiero. Qualche tratto è effettivamente un po’ impegnativo ma niente di impossibile, con un minimo di esperienza di trekking e scarpe adatte. Percorriamo più o meno 4 km, ammirando le spettacolari scogliere rocciose della gola e i colori verde smeraldo del fiume Verdon che scorre sotto. La maggiorana e l’origano crescono rigogliose sulle rocce della gola, oltre a una vasta varietà di altre piante e fiori.

Al di là della bellezza del luogo e del trekking, se vi aspettate grandi scenari e panorami da sogno, non è questo il sentiero giusto per voi.

Al ritorno, decidiamo di allungare e fare anche il sentiero fino a Point Sublime, il punto panoramico sulla sommità dello sperone roccioso proprio sopra di noi. Un veloce tratto di circa 30 minuti che si inerpica lungo la parete rocciosa, attraverso scarne pinete e altre piante che resistono in questa zona impervia.

Il panorama da Point Sublime è bellissimo. Non a caso, è probabilmente uno dei punti più noti delle Gole del Verdon, ed anche uno di quelli maggiormente presi d’assalto dal turismo di massa.

Adesso, non ci resta che percorrere la Route des Crêtes, D23, che percorre la cresta rocciosa della Gola del Verdon offrendo numerosi punti panoramici che, ovviamente, è bene fermarsi ad ammirare (ci sono le aree di sosta). Essendo una zona piuttosto turistica, durante l’alta stagione potrebbe essere un problema. Mi hanno consigliato, comunque, di andare la mattina presto o la sera prima del tramonto, quando il traffico è più blando, per gustarsi con calma i bellissimi panorami. Peraltro, in certi periodi viene messa a senso unico, entrando dal lato di Rougon.

La nostra “fortuna”, se vogliamo, è stata quella di trovarci qui in una giornata di tempo variabile, con una antipatica pioggia alternata a sole e vento. Pochissima gente in giro ma panorami altrettanto meravigliosi. A farci compagnia, dall’alto, un enorme branco di grifoni che volteggiavano sulla gola, alcuni passando anche molto vicini regalandoci uno spettacolo stupendo.

La strada, con tratti proprio a strapiombo sulla gola, è lunga qualcosa più di 20km e si conclude a La Palud-sur-Verdon, piccolo comune della Provenza. Qui ci sono alcuni servizi ad uso e consumo dei viaggiatori.

Decidiamo comunque di proseguire verso Moustiers-Sainte-Marie, uno dei villaggi più belli della Provenza, a più o meno 25 km lungo la D952.

Arriviamo in tarda serata e già ci rendiamo conto che siamo in una zona piuttosto turistica. Per i camper c’è una non troppo comoda area di sosta, a pagamento (16,35€ a notte, con servizi CS inclusi), a circa 600mt dal Paese. Serve la Pass’Etapes, dal costo una tantum di 5€. Il tutto si può fare direttamente alla colonnina, pagando con carta di credito ed è tutto automatizzato. L’area di sosta è tranquilla, silenziosa e attraverso una strada in salita si arriva direttamente nel centro storico di Moustiers-Sainte-Marie, turisticamente ben organizzato con numerosi bar, ristoranti, negozietti vari. Se non avete bisogno dei servizi e volete fare solo un giro di qualche ora, c’è un comodo parcheggio a pagamento “Parking Magnans Haut” proprio adiacente al borgo.

Giorno 6 – da Moustiers-Sainte-Marie a Riez

Dopo una nottata di pioggia quasi ininterrotta, finalmente intorno alle 9 il meteo ci concede una tregua e ne approfittiamo per una visita al borgo di Moustiers-Sainte-Marie, che sorge a ridosso di uno sperone di roccia grigio-arancione sulla vallata sottostante. Aggrappato a mezza costa c’è la chiesa di Notre Dame de Beauvoir, meta di importanti pellegrinaggi, che si raggiunge dal Paese attraverso un percorso di scalini su ciottolato pietroso. Il panorama da quassù è molto bello e vale sicuramente la fatica.

Il resto del borgo, molto curato e in stile provenzale, pieno di fiori e contrasti, è molto bello e piacevole. La presenza di molti negozietti di souvenir, coctail bar e ristoranti per turisti rende il tutto, a mio parere, meno autentico ma, del resto, se è questo che i visitatori vogliono è normale che chi ci deve lavorare si adegui.

La visita è piuttosto veloce (una mattinata è sufficiente), per poi proseguire alla scoperta dei campi di lavanda in direzione Riez-Valensole.

Complice un meteo non proprio favorevole, ne approfittiamo per andare a vedere un centro di produzione ceramiche artigianali tra Moustiers e Riez, lungo la D952: Figuière à Moustiers. Hanno un piccolo negozietto molto carino nel centro di Moustiers, con ceramiche fuori dall’ordinario, dove la ragazza ci ha indirizzato verso l’azienda per una maggiore scelta: devo ammettere che hanno veramente delle ceramiche stupende e originali, fuori dai soliti cliché. Se il genere vi piace, consiglio una sosta.

Già sulla strada tra Moustiers e Riez si inziano a intravedere i famosi campi di lavanda, che speriamo di ammirare più maestosamente nella zona di Valensole.

A Riez, un antico borgo di origini romane (“Colonia Julia Augusta Réiorum Apollinaris“) dove sono ancora visibili i resti della colonia, ci fermiamo per rifornire la dispensa. Il borgo non è niente di speciale ma troviamo un produttore di miele artigianale dove acquistiamo del buonissimo miele di lavanda (1 kg per 15,50€) fatto da poco, che spande in bocca un delicato retrogusto tutto particolare.

Giorno 7 – Riez, Valensole e i campi di lavanda

Seppur qualche campo di lavanda l’avevamo già visto tra Moustiers e Riez, è sul Plateau de Valensole che si trovano quei panorami che, fotografati, fanno il giro del web ed hanno reso famosa questa zona. Qui la lavanda, insieme ad altri prodotti del territorio, è un elemento importante dell’economia locale. Dal miele all’olio essenziale, profumi, creme, saponette e via dicendo, in un tripudio di profumo di lavanda e lavandino (una specie sensibilmente diversa e meno pregiata, anche se dalla produzione più abbondante) che si spande anche nell’aria tra i campi.

Da Riez abbiamo preso la D953 direzione Poimoisson, dove poi abbiamo preso la D56 che attraversa l’altipiano. E’ lungo questa strada, e poi la parallela D8, che si concentrano i campi più belli, grandi e scenografici.

In tutta onestà non credevo che potesse esserci una estensione simile di campi di lavanda, di grano e di salvia moscatella, che regalano sfumature viola, rosa e gialle al panorama. Una bellezza incredibile.

Il grande fascino di questi campi però ha i suoi effetti negativi: da tutto il mondo, noi compresi, veniamo ad ammirarli. E’ davvero uno spettacolo incredibile e maestoso, che vale la pena ammirare almeno una volta nella vita. Tuttavia crediamo che questo non debba far soprassedere alle normali regole di educazione e rispetto: questi campi sono di proprietà dei coltivatori che coltivano la lavanda per vivere. Rispetto vuole che non si entri dentro il campo, magari per il selfie, ma si rimanga comunque –come buonsenso vorrebbe– ai bordi e senza danneggiare o raccogliere la lavanda.

Dopo aver ammirato e abbondantemente fotografato questi bellissimi campi, dopo una visita abbastanza deludente al borgo di Valensole (dove, come prevedibile, ci sono quasi esclusivamente negozietti per turisti), proseguiamo l’avventura provenzale dirigendosi verso le Terre d’Ocra di Roussillon. Da Valensole proseguiamo direzione Manesque, lungo la D6. A Manesque decidiamo di fare una sosta, visitando il centro del paese (che non ci ha particolarmente entusiasmato) ed approfittando dei numerosi negozi per rimpinguare la dispensa.

Ripartiamo quindi verso Roussillon ma, avvicinandosi l’ora di cena e anche una certa stanchezza della ciurma, ci fermiamo per puro caso in un piccolo ma grazioso borgo sul massiccio del Luberon: Céreste. Di origini medievali, seppure in gran parte abbandonato e fatiscente, nasconde tra le sue viuzze alcuni interessanti scorci che testimoniano le sue origini, tra cui una casa medievale ottimamente conservata.

Giorno 8 – Roussillon e le Terre dell’Ocra

Dopo una bella dormita al frescolino dei 650m.s.l.m di Céreste e l’immancabile baguette alla boulangerie locale (da amante del pane, la Provenza è una specie di paradiso!), faccio carico e scarico al camper sfruttando i bagni pubblici adiacenti all’area di sosta dietro alla Eglise Saint Michel.

Proseguiamo in direzione Apt, distante poco più di 15 km, dove troviamo un grande e colorato mercato cittadino a cui è impossibile resistere. In un colpo solo, visitiamo sia il centro di Apt che il mercato, dove sono in vendita saponi, prodotti tipici agro-alimentari e molto altro.

Roussillon è poco distante, circa 10 km, e arriviamo velocemente al paese famoso per l’Ocra e le sue terre colorate. Qui, come è facile immaginare, anche le case sono intonacate con colori ocra, in diverse sfumature, e la zona rivela immediatamente il suo essere meta turistica di un certo rilievo.

Con il camper si può parcheggiare all’area di sosta a circa 800mt dal paese, 4€ dalle 8 alle 20 (la notte, dalle 20 alle 8, costa 7€…) e non ci sono servizi. Da qui in 10 minuti a piedi si arriva al colorato borgo, dove inizia il percorso di visita ai Sentieres Des Ocres. Costo 3,50€ per gli adulti, gratuito i bambini. Il percorso è di circa 30 minuti (50 minuti se fate lo “strapuntino” chiamato “percorso lungo”) a piedi, molto facile e alla portata di chiunque, dentro un bel bosco di querce tra gli speroni e calanchi ocra. Lo spettacolo è straordinario.

In realtà Roussillon è solo uno dei centri del territorio delle Ocres du Luberon: da vedere, oltre al Sentieres Des Ocres, ci sono anche le Mines De Bruoux, nel comune di Gargas (prenotazione obbligatoria), e il Colorado Provencal a Rustrel.

Non essendo ancora finita la giornata, decidiamo di fare una visita veloce a Gordes, a circa 10km. E’ un borgo “tra i più belli di Francia” e già dalle prime recensioni avevamo capito che i camper, qui, non sono molto graditi. L’unico parcheggio per i camper, vicino al centro, è in forte pendenza, con pochi posti ed al “modico” costo di 15€ per 24h NON FRAZIONABILI. A differenza delle auto, i camper pagano 15€ anche per una visita di un’ora, oltre al fatto che la forte pendenza rende impossibile restare qui per la notte. Decisamente infastiditi, decidiamo di rinunciare e ci dirigiamo verso Gargas, dove l’indomani mattina ci attende la visita alle miniere d’ocra.

Giorno 9 – Le Mines de Bruoux e il Colorado Provenzale

Gargas non è decisamente un posto interessante, ma la dormita è stata degna di nota. Come ogni mattina, ormai, la mia prima destinazione è la boulangerie locale, dove compro la solita baguette de la tradition e qualche buon dolce tipico da gustarci in famiglia.

Alle 11:30 abbiamo l’appuntamento per la visita alle Mines de Bruox, distanti appena qualche km, così ci prendiamo tutto il tempo per affrontare una giornata che si preannuncia impegnativa.

Arriviamo alle Mines de Bruoux alle 10:50, con un buon anticipo –come richiesto– sull’orario della visita. La sosta è un un ampio spiazzio sotto i pini, gratuito. Ci accoglie una ragazza gentilissima e sorridente che, dopo aver fatto il biglietto (9,50€ gli adulti e 7,50€ i bambini), ci consegna un tablet con la guida in italiano: il tour, infatti, è solamente in francese, anche se la ragazza –che sarà poi la nostra guida– si premura continuamente di sapere se avevamo capito e, nel caso, ce lo spiegava in inglese. Ovviamente forniscono anche i caschi di protezione obbligatori.

Il tour delle miniere dura 40 minuti circa e all’interno la temperatura è di circa 10-12°C. All’interno delle miniere non si possono fare né foto né video ma vi assicuro che lo spettacolo è davvero incredibile e maestoso. In sostanza, queste miniere sono state realizzate per estrarre l’ocra migliore, in percentuale di almeno il 15%, e per motivi di stabilità sono tutte larghe massimo due/tre metri ma alte anche 5/6 metri. Impressionante l’estensione del reticolo di miniere scavate a mano dai minatori, in condizioni di quasi totale oscurità.

La fine del tour coincide con l’ora di pranzo, quindi rimandiamo al pomeriggio la visita al Colorado Provenzale, vicino Rustrel, dove arriviamo intorno alle 15:00. Qui l’ingresso, possibile fino alle 18:30, è gratuito ma si paga il parcheggio (12€ per i camper) in una ampia area sterrata con poca ombra e nessun servizio. In realtà, scoprirò tardi che potevo parcheggiare gratuitamente lungo la strada, negli ampi spazi presenti, e visitare il sito senza pagare un solo euro (l’accesso ai percorsi è libero e non controllato).

In ogni caso, il posto è semplicemente meraviglioso, con paesaggi incredibili plasmati dal vento e dalla pioggia: sembra davvero di stare sul set di quei film ambientati nel Colorado! Una bellezza unica, che merita assolutamente di essere vista. I percorsi sono due: uno azzurro, corto e semplice, e quello arancione, di qualche km più lungo ma assolutamente fattibile con un minimo di scarpe adeguate e resistenza fisica. Se è caldo, portate una adeguata scorta d’acqua e un bel cappello a tesa larga per proteggervi dal sole. Scarpe da trekking consigliate, evitate assolutamente sandali e infradito.

Una gran bella giornata carica di emozioni e bellissime esperienze sta per concludersi. Punto sul vicino borgo di Saint-Saturnin-lès-Apt, aggrappato alle pendici del monte. In pieno centro, molto tranquillo e silenzioso, trovo una area di sosta con bagni pubblici dove faccio le consuete operazioni di carico e scarico del camper. Ne approfittiamo anche per una visita al villaggio, salendo fino alla Chapelle Castrale (del 1056) passando attraverso le rovine del vecchio castello medievale. Qui scopro, attraverso le indicazioni storiche, che ci troviamo in un luogo dove avvenne un miracolo analogo a quello di Lourdes, avvenuto qualche decennio dopo, ma con esiti decisamente non altrettanto “vantaggiosi”.

Giorno 10 – Saint Saturnin lès Apt, Gordes, Abbazia di Sénanque e La Isle sur la Sorgue

La giornata di oggi prevede una bella tappa, chilometricamente parlando, di avvicinamento alla Camargue e la tappa finale del nostro viaggio, Saintes-Maries-de-la-Mer.

Salutiamo Saint Saturnin lès Apt dal mulino sopra il paese, dirigendosi verso Gordes. Questo borgo, incluso nei “Più belli della Francia”, è particolamente complicato per i camper, con una sola area di sosta peraltro molto costosa (15€ al giorno non frazionabili). Decidiamo quindi di parcheggiare gratuitamente lungo la strada (lat. 43.90938, lng. 5.20323) la valle del borgo, salendo per la Chemin du Touron. La scelta si è rivelata vincente, perché per quanto possa essere carino Gordes, difficilmente vale una sosta più lunga di un’ora. Peraltro, personalmente mi è piaciuto di più Saint Saturnin lès Apt…

Dopo la veloce visita al borgo di Gordes -che, confermo, è molto affascinante visto da lontano e dalla terrazza panoramica- ci dirigiamo verso l’Abbazia di Notre Dame de Sénanque, altro luogo particolarmente noto della zona per la sua bellezza. E’ un monastero benedettino costruita in una vallata tra due speroni rocciosi, dove i monaci coltivano lavanda che fa bella mostra di sé proprio davanti al monumento. La strada è stretta e molto frequentata, quindi armatevi di santa pazienza e attenzione mentre arrivate all’abbazia.

Oltre al bellissimo scenario che offre, l’Abbazia merita anche la visita al suo interno. Viene fornito, per i non francofoni, un tablet con il racconto in realtà aumentata, che permette di immergersi nella realtà del luogo durante il medioevo. Un interessante e straordinario contrasto tra tradizione e innovazione, anche se avrei migliorato la qualità della traduzione.

La quantità di turisti che attira questo luogo ne turba un po’ la bellezza ascetica che ci si aspetta da un luogo di preghiera come questo, tanto da far sembrare il negozietto dei prodotti una specie di supermarket.

Dopo la visita ci dirigiamo verso La Isle sur la Sorgue, proseguendo la strada D177 (attenzione, è molto stretta e piuttosto trafficata) in direzione Venasque (altro borgo “tra i più belli di Francia”, che però non visitiamo).

La Isle sur la Sorgue è una città nata su una isola formatasi lungo il fiume La Sorgue. I due bracci del fiume sono parte integrante della vita cittadina e ne delimitano il centro storico, molto carino e meritevole di un visita. Parcheggiare in questa zona non è semplice, ma troviamo una area di sosta libera vicino al centro (lat 43.91922, lng. 5.06082), lungo le rive del fiume.

Una curiosa caratteristica del paese è il numero di antiquari/rigattieri presenti, soprattutto lungo la Avenue des Quatre Otages, che però sono aperti soprattutto nel weekend.

Dopo una bella passeggiata nel centro storico, che purtroppo è quasi del tutto desolato poiché lunedì è giorno di chiusura dei negozi, proseguiamo direzione Saintes Maries de la Mer, programmando però una visita alla vicina Abbaye de Montmajour. Ormai è tardi e l’Abbazia è chiusa, quindi andiamo a dormire nella vicina Fontvieille, un piccolo e tranquillo borgo. Parcheggiamo in uno spiazzo libero vicino al paese ma, se dovessero servirvi i servizi, a poco meno di 1 km c’è una area di sosta attrezzata (2, 50€ per CS e 10€ per la notte).

Giorno 11 – Abbaye de Montmajour e Saintes Maries de la Mer

Oggi concludiamo la prima parte del nostro viaggio, raggiungendo la meta che ci eravamo prefissati: Saintes Maries de la Mer. Siamo a quasi 1400km di strada percorsi in 10 giorni ma, più dei kilometri, sono le tante meraviglie viste che rimangono vive nella nostra mente. L’Abbazia de Montmajour è una di queste. Apertura alle 10 e siamo letteralmente i primi visitatori ad entrare. Il complesso, tutto in pietra bianca, è maestoso e meraviglioso. La visita sul bastione, inoltre, regala un panorama bellissimo sulle pianure tutt’intorno con l’antica città romana di Arlo (Arles) proprio lì davanti (l’ingresso costa adulti 7€, bambini fino a 14 anni gratis).

Dopo la visita, percorriamo gli ultimi 45 km fino alla mare, a Saintes Maries de la Mer, dove arriviamo poco prima di pranzo. Le piccole case bianche e la presenza continua di cavalli e tori fanno ricordare più la Spagna che la Francia. Anche qui per i camper non è facilissimo: ci sono due aree di sosta comunali, entrambe a pagamento (15€ al giorno con CS incluso), una vicino al centro cittadino e l’altra vicino alla spiaggia. Chiaramente, come potete immaginare, ci dirigiamo subito verso quella vicina alla spiaggia. Di un poco d’ombra, ovviamente, neanche… l’ombra!

Dopo una piacevole giornata in spiaggia, ventilata e con temperature miti, decidiamo di fare due passi nel centro di Saintes Maries de la Mer.

Senza girarci troppo intorno, non ci è piaciuto. Il piccolo borgo, sicuramente molto gradevole ed anche esteticamente bello e particolare, è letteralmente invaso di ristoranti e negozi per turisti. Non vi è traccia di alcuna “tipicità” o “particolarità” degna di nota, esclusa forse la chiesa (che abbiamo visto dall’esterno, poiché chiude alle 17:45) e i pochi monumenti presenti. Una delusione.

Tuttavia, è stato quantomeno possibile capire le peculiarità della zona: patria dell’omonima razza equina, la Camargue, della tauromachia e delle bistecche di toro, oltre che del riso (proveniente dalle numerose risaie della zona). Siamo, giusto per chiarire, nel delta del Rodano.

Per niente attratti da questa pesante invasione commerciale, ci godiamo la passeggiata sul lungomare e torniamo al camper. Come temevo, essendo comunque una zona con molti acquitrini, la sera è tutto letteralmente invaso di zanzare, che sembrano resistere anche al vento persistente della zona.

Giorno 12 – Relax al mare

Come da titolo, oggi ci rilassiamo al mare. Non è un mare dove tuffarsi (acqua un poco fredda, almeno per i miei gusti) ed anche la spiaggia non è decisamente delle più belle, ma il posto è tranquillo e per un paio di giorni va più che bene. Alle 8:30 passa l’addetta a riscuotere la fee della nottata (15€) e poi, come il giorno prima, intorno alle 12:00 chiude baracca e se ne va, lasciando tutto senza presidio. E’ una area di sosta, devo ammetterlo, piuttosto strana: in ogni caso il servizio di CS è operativo senza problemi dalle 8 alle 18, senza limiti e con 3 punti di rifornimento disponibili.

Nel pomeriggio il cielo si rannuvola così, complice anche la non particolare bellezza del luogo, decidiamo di partire per affrontare il lungo ritorno verso casa.

Puntiamo su Aix-En-Provence, intenzionati a tornare sulla costa dopo Marsiglia e rientrando in Italia dalla Costa Azzurra. La strada scorre noiosa e quando arriviamo ad Aix-En-Provence, dopo circa un oretta e mezzo, abbiuamo qualche difficoltà a trovare una area camper adeguata. Una ricerca su Google ci consiglia una area privata di un tale “Chez Hubert, vicina al centro, ma devo ammettere che l’accoglienza non è stata delle migliori e così decidiamo di ripartire e proseguire, rimandando nel futuro la visita alla città.

Proseguiamo così in direzione Tolone, evitando strade a pedaggio e godendosi la provincia francese. Trascorriamo la notte in un tranquillo parcheggio a La Bouilladisse (lat. 43.39353, lng. 5.595375).

Giorno 13 – Sulla via del ritorno: Costa Azzurra e Biot

Sveglia di buon ora, anche a causa della vicina scuola e relativo via vai di genitori e bambini. Cerco una boulangerie nei dintorni ma niente, non ce ne sono! Una veloce colazione, con la promessa di fermarsi alla prima lungo la strada verso Tolone, la D96.

La strada provinciale è bella e attraversa numerosi borghi e piccoli paesini, dove ovviamente non mancano le boulangerie dove acquistare la baguette e qualche buon pan-au-chocolat.

Avvicinandosi a Tolone, anche il traffico aumenta. Alla fine, ci ritroviamo letteralmente bloccati nel traffico di questa città da oltre 150.000 abitanti. Fuggiamo velocemente (si fa per dire…) verso la Costa Azzurra, stavolta sulla autostrada.

Usciamo a Frejus, dove imbocchiamo la lungomare D559 e ci fermiamo alla Plage de Boulouris, poco dopo Saint Raphael, dove trascorriamo un tranquillo e rilassante pomeriggio in questa bella insenatura di scogli e sassolini rossi.

Dopo qualche ora di relax, ripartiamo lungo la lungomare direzione Antibes, gustandoci tutta la bellezza della Costa Azzurra almeno fino a Cannes, dove ci accoglie un bel traffico che ci costringe a tornare nell’entroterra.

Come sapevamo, la Costa Azzurra non è molto accogliente per il turismo itinerante. L’unica area di sosta è a Biot, grazioso borgo che conosciamo piuttosto bene dalle precedenti avventure nella zona, così ci dirigiamo lì.

L’area di sosta, senza servizi ma gratuita e a pochi passi dal borgo, è proprio accanto alla Stazione dei Pompieri (lat. 43.62860 lng. 7.10015), dove abbiamo trascorso la nottata tranquillamente senza problemi.

Giorno 14 – da Biot a Siena

Giornata di rientro a casa, il viaggio si appresta a concludersi. Puntiamo verso Nizza e poi, sempre via autostrada, direzione Ventimiglia.

E’ stato davvero un viaggio meraviglioso in una regione bellissima che regala panorami incredibili. Un opttimo ricordo anche delle tante persone incontrate, tutte gentili, e del clima tranquillo e rilassante che si respira nei piccoli centri abitati aggrappati alle montagne o immersi nei campi di lavanda.

Un viaggio di quasi 2300 km per 14 giorni complessivi. Molto probabilmente, solo il primo di molti altri…

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