Non saprei dirvi perché Aliano esercita, su di me, una attrazione particolare. È forse uno dei luoghi che più mi ha colpito, vuoi per la bellezza straordinaria dei brulli panorami che circondano il centro abitato, che per la distanza, nel tempo e nello spazio, di questo borgo da qualsiasi altro luogo.
Distanza non tanto chilometrica quanto “caratteriale”: Aliano si inserisce a pieno titolo nel panorama materano, di cui è comune, anche se geograficamente è vicino alla verde Valle dell’Agri, con scenari e panorami radicalmente diversi. Rappresenta, forse, una specie di “ingresso” nel brullo materano, dalla bellezza ascetica e pungente.
Il centro abitato, a cui si arriva attraverso una strada tutta curve dalla SS 598 “Fondo Valle d’Agri”, è come diviso in due, a causa del “famoso” terremoto dell’Irpinia del 1980, che ha colpito pesantemente anche svariati borghi della zona: la parte nuova, sopra, e quella ormai abbandonata e decadente, sotto, che declina verso la vallata sottostante.
Più o meno a metà la famosa “casa con gli occhi” e, davanti, il museo dedicato a Carlo Levi che, ispirandosi agli anni di confino qui, scrisse “Cristo si è fermato a Eboli“.
Impressionanti i calanchi a strapiombo, con la vegetazione letteralmente aggrappata ai fianchi scoscesi.
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